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Martina, infermiera vaccinata con booster: “Senza vaccino non avrei sconfitto il Covid”

Martina Soligno, come tanti altri coraggiosi infermieri, medici e operatori sanitari, ha vissuto la pandemia in prima linea. Per due anni ha portato avanti la lotta al Coronavirus e, ad un certo punto, è stata contagiata. L’infermiera pediatrica, 29 anni, lavora all’Ospedale Monaldi di Napoli. Ha scelto di raccontare la sua storia in modo che tutti si convincano a vaccinarsi. Sostiene con convinzione: “Senza vaccino non avrei sconfitto il Covid“.

I primi sintomi dell’infermiera Martina compaiono a dicembre, dopo il contatto con un positivo. Il primo tampone effettuato al Cotugno, però, nonostante la tosse debilitante e la febbre, risulta negativo: Martina non l’ha contratto.

In ospedale le diagnosticano un’aggressiva influenza da curare a casa – dato che il Cotugno ormai è stato completamente adibito alla sola cura del Covid – e le prescrivono una cura di antibiotici. Martina si sottopone a visite approfondite.

A soli 13 mesi è stata operata al cuore per un difetto congenito, il che rappresenta un fattore di rischio significativo, sia in caso di Covid che di influenza. L’intervento fu eseguito proprio al Monaldi, dal dottor Carlo Vosa, 28 anni prima. Oggi, a 28 anni di distanza, Martina lavora nel reparto che le ha salvato la vita da bambina.

Martina, infermiera vaccinata con booster: “Senza non avrei sconfitto il Covid”

L’infermiera lentamente sconfigge questa aggressiva forma di influenza ma, subito dopo, viene contagiata dalla sua famiglia. Questa volta Martina è positiva, ha davvero contratto il Coronavirus. Il suo corpo, debilitato dalla cura antibiotica e dall’influenza di dicembre, non reagisce bene all’attacco del virus che trova terreno fertile in un corpo provato.

Martina dev’essere ricoverata. La giovane infermiera resterà per otto giorni nel reparto di osservazione breve intensiva del Cotugno.

Ha raccontato a Fanpage in un’intervista: “Finisco in ospedale lasciando mamma e papà a casa positivi. La prima scena che vedo davanti ai miei occhi è di un signore anziano che entra sulla sedia a rotelle accompagnato dal figlio che lo abbraccia. Io mi ricordo che ero in lacrime, perché ero terrorizzata e non ebbi neanche il coraggio di chiamare mia madre. Ero una delle poche vaccinate ricoverata perché per la maggior parte i pazienti presenti erano non vaccinati.

I suoi colleghi nella lotta al Covid, medici si prendono cura di lei. L’infermiera è riuscita a sconfiggere il virus e spiega: “Sicuramente il fatto che io abbia contratto un’infezione batterica e successivamente il Covid, mi ha esposto a un grosso rischio che si è abbassato notevolmente avendo io le tre dosi di vaccino. Senza il vaccino io non so dire sinceramente il mio corpo come avrebbe reagito, soprattutto nelle condizioni in cui stavo a dicembre”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.