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Vignette razziste su un libro di testo: è polemica

È da poco ricominciata la scuola nella maggior parte d’Italia e già divampa la polemica.

A far discutere non è come si potrebbe pensare, però, l’emergenza sanitaria, la mancanza di sanificazione degli ambienti, il mancato distanziamento, tutti temi di cui si è abbondantemente parlato negli ultimi mesi, bensì una serie di vignette di natura razzista.

E si che proprio per questo tema c’è stata una forte campagna di sensibilizzazione negli ultimi tempi, basti pensare all’episodio più noto, l’omicidio Floyd, o all’eliminazione del Film Via col vento” dai vari palinsesti in Europa e nel mondo.

Alcuni stereotipi e sovrastrutture sembrano essere radicate nella cultura di molti e rischiano di “contaminare” anche le menti dei più piccoli che sono invece lontanissimi da pensieri di questo genere.

Finisce sulla pagina Facebook dell’associazione “Educare alle Differenze”, la pagina di un libro edito dal Gruppo editoriale Raffaello, in cui dopo il ben tornati a scuola segue una lettura sui desideri dei bambini per il nuovo anno scolastico. La vignetta oggetto della diatriba ritrae i tre bambini protagonisti  mentre descrivono alla maestra i loro desideri, il primo vuole giocare in cortile, la seconda, una bimba bianca con le trecce, vuole disegnare con i suoi pennarelli, mentre il terzo, che viene raffigurato come un bimbo nero, dice: «Quest’anno io vuole imparare italiano bene».

La foto della pagina, postata da una maestra, fa il giro del web ed infiamma la polemica.

Il gruppo editoriale si è scusato per l’accaduto ed ha annunciato di aver già provveduto a modificare la pagina.

Mentre, però, si discuteva per la pagina pubblicata sul libro della Raffaello Editore, ecco che una consigliera comunale di Reggio Emila, Marwa Mahmoud, presidente per la commissione dei diritti umani, posta la pagina di un altro libro, questa volta edito da Ardea Editore. Il libro, vecchio di qualche anno, ma ancora in uso in molte scuole ritrae due bimbi intenti a giocare in un parco. Il bimbo bianco, avvicinandosi ad una bimba nera, l’apostrofa chiedendole se il colore della sua pelle sia dovuto al fatto che è sporca.

Inaccettabile, per la consigliera, associare  alla pelle nera lo sporco.

Una serie di scivoloni editoriali, che stonano non poco,facendo molto riflettere,in un momento storico in cui si parla di didattica inclusiva e di abolizione delle disuguaglianze.

Ancora più sconcertante è che, mentre in molti si sono indignati per questo, altri hanno provato a giustificare la cosa riducendo il tutto alla volontà delle persone di fare polemica ad ogni costo. Una parte del web ha infatti asserito che per superare le differenze e poter parlare di inclusione bisogna prima di tutto portarle alla luce. Come se il colore della pelle e la provenienza da paesi stranieri possa rappresentare una differenza che influisce sulla crescita e sui desideri dei nostri bambini.

Che dire, appena pochi mesi fa, nel pieno della pandemia, si inneggiava al miglioramento del genere umano. Oggi, ancora una volta, si vedono deragliare i buoni propositi, tornando a cadere in schemi beceri e di sottocultura. Fortuna che ci sono i bambini, che con i loro sorrisi sono avanti anni luce rispetto agli adulti e non conoscono il significato della parola diverso!