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Elio: le grandi domande del cinema Pixar

Quanto può essere radicato nell’essere umano il senso di solitudine? Quanto esattamente incide ciò sulle nostre azioni e sulle nostre decisioni? Elio, il nuovo film d’animazione targato Pixar, vuole provare a dare una risposta che sia genuina ed efficace. Inizialmente l’uscita nelle sale era prevista per marzo 2024, ma a causa di vere e proprie riscritture il tutto è stato rimandato di più di un anno. Tuttavia, l’attesa è finita perché il film arriverà nei cinema proprio domani, 18 giugno.

Chi ha seguito con attenzione il trailer avrà notato un netto cambio di rotta dal primo teaser rilasciato nel 2023: un motivo della riscrittura sarebbe il cambio di regia. Il testimone è passato da Adrian Molina che a quanto pare starebbe lavorando a Coco 2, alle due registe Domee Shi e Madeline Sharafian. Entrambe le registe non sono nuove del “dietro le quinte” della Pixar: Madeline Sharafian ha partecipato a diversi progetti come Red e Inside Out 2; mentre Domee Shi ha riscosso molto successo agli Oscar, ottenendo una candidatura per la miglior regia con Red e una statuetta nel 2019 per il suo cortometraggio animato, Bao.

Elio e i problemi di produzione

Insomma, la produzione di Elio è stata un’avventura piena di ripensamenti a dir poco costosi: il budget finale si aggira intorno ai 300 milioni rendendolo uno dei film Pixar (se non “il” film Pixar) più costosi di sempre. Cos’è cambiato dunque dal primo trailer? La modifica principale ha riguardato la trama: alcuni personaggi nella versione definitiva hanno ruoli diversi o inclinazioni diverse (l’esempio più clamoroso è proprio Elio che nella versione iniziale non voleva essere rapito dagli alieni) e in generale il film ha assunto un nuovo mood e una story-line rivista da zero. Dopotutto non poteva andare diversamente visto che una parte significativa del team creativo è stata sostituita a metà produzione.

La trama

In tutto ciò qual è quindi la storia che si vedrà al cinema? Il protagonista è Elio Solìs, un bambino di 11 anni che in seguito alla morte dei genitori, viene adottato da sua zia Olga. Girando nella base militare dove lavora sua zia, Elio scopre l’esistenza di un satellite, ideato per comunicare con presunte forme extraterrestri. Da lì ha inizio la sua passione per lo spazio, ma soprattutto per gli alieni ed è per questo che trascorre parte delle sue giornate in spiaggia tentando di comunicare con loro attraverso una rudimentale radio creata da lui.

Un giorno la sua voce viene recepita dagli alieni e il suo desiderio di essere accolto da loro viene esaudito. Così Elio scopre dell’esistenza del Comuniverso, un’organizzazione interplanetaria che comprende i rappresentanti delle galassie più lontane. Il bambino viene accolto da tutti, i quali credono che il bambino sia il leader del pianeta Terra. Da lì gli verrà assegnata una missione importantissima per la sopravvivenza del Comuniverso e centrale sarà l’amicizia con Glordon, il principe degli Hylurghiani, una popolazione aliena di combattenti.

Una fiaba moderna sulla solitudine

La storia rispetta i canoni delle narrazioni Pixar e quasi pare una declinazione sci-fi delle tematiche già presenti in Luca e in Red, prima tra tutte la ricerca di un senso di appartenenza, il timore che la propria diversità non sia accettata. Il vero cuore del film è la solitudine che viene analizzata in Elio in forme diverse. La solitudine del bambino che non si sente compreso è una solitudine quotidiana che si rifrange in diverse esperienze: il non sentirsi capiti dalle figure genitoriali, la mancanza di amici, il timore del bullismo, ma soprattutto la sensazione di non appartenenza al contesto in cui si vive, il timore di essere irrimediabilmente diversi.

Tuttavia, Pixar con questo film ci insegna qualcosa di più: i sentimenti di Elio accomunano l’intera razza umana che guardando il cielo da secoli, se non millenni, si domanda: siamo soli? La figura dell’alieno assume una carica simbolica fortissima: l’alieno è altro, il legame che abbiamo la possibilità di stabilire con il diverso può farci comprendere ciò che non siamo o forse, cosa ancora più importante, ciò che invece siamo. Infatti in virtù di questo Elio costruisce la sua identità: nel rapportarsi con i terrestri, si sente diverso, “alieno”, mentre nel confrontarsi con gli alieni, in ultima istanza afferma il suo essere terrestre. Così la diversità che a inizio film rafforza nel protagonista il senso di solitudine, diventa un valore aggiunto dell’individuo.

Sci-fi in pieno stile Pixar

Il genere sci-fi in questa riflessione è centrale perché da sempre incentiva riflessioni esistenziali sulla natura dell’uomo e sul suo modo di agire, nonché sulla contemporaneità. Le registe sono entrambe amanti del genere, infatti sono diverse i film a cui si sono ispirate, in primo luogo “E.T.” di Steven Spielberg. Domee Shi in particolare dopo l’anteprima stampa ha dichiarato: “ciò che mi piace molto dei film sullo spazio, specialmente il nostro, è l’uso dello spazio come simbolo di speranza, curiosità, connessione. Elio fa amicizia con un alieno, ma in fondo è un ragazzino che è solo e cerca un legame con qualcun altro. In fondo tutti ci sentiamo scollegati e l’idea di incoraggiare i legami con gli altri esseri umani è fondamentale”.

Elio e la Terra: un posto dove vivere

Elemento fondamentale per la caratterizzazione di Elio è il suo rapporto con il pianeta Terra. Il distacco parte proprio dalla morte dei genitori: lì Elio vive la rottura, l’inizio della sua solitudine. È come se la Terra gli apparisse vuota, priva di persone che lo capiscano: quale miglior soluzione se non abbandonare il suo pianeta e andare in un mondo di personaggi “diversi”, proprio come lui? Tuttavia la Pixar ama incentivare la speranza, un fil rouge di molti suoi film a partire dal lontano Wall-e. “All’inizio Elio è molto pessimista riguardo la Terra” spiega Madeline Sharafian “si sente disperato proprio come noi, ma la terra non è solo un posto pericoloso dove vivere perché altrimenti smetteremmo di provarci. Elio vuole dare una chance alla Terra. Non vogliamo che la gente ci rinunci perché c’è molto da salvare”.

La crescita e la speranza in Elio

La risposta della Pixar a quella solitudine diventa quindi la speranza, una risposta semplice nella forma, ma molto potente. I colori, i momenti leggeri e i dialoghi commoventi non fanno altro che rafforzare le tematiche, portandole dritte al cuore del pubblico. In fondo l’intento della Pixar è fortemente pedagogico e a dimostrarlo è una dichiarazione di Domee Shi: “io sono cresciuta guardando storie bellissime di grande significato. Da bambina guardavo film d’animazione che mi potessero confortare e aiutare ad affrontare una vita di lotte e di battaglie. Mi auguro quindi che Elio sia fonte di intrattenimento, ma anche di conforto”.

Alla fine del viaggio…

Quindi se parti della storia possono lasciare un po’ insoddisfatti (forse Soul ci ha lasciato un po’ orfani della sua maturità e della sua efficacia comunicativa anche per un pubblico adulto), certe mancanze (prima tra tutte la poca attenzione agli ambasciatori alieni, delineati poco e nulla) si possono perdonare, in nome di un discorso edificante sull’importanza delle connessioni, sull’accettazione di ciò che si è, ma soprattutto sulla speranza che le cose possano cambiare.