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Torrone cioccolato e nocciole: tradizione culinaria

Ogni anno in Campania e non solo, proprio nei primi giorni di novembre, entra nelle case la compagnia del torrone con cioccolato e nocciole. La specialità che viene proposta negli stessi giorni in cui si commemorano i defunti, ed è per questo che si può sentir parlare proprio del torrone dei defunti.

Si tratta di una variante di questa proposta culinaria, il cui procedimento prevede lo scioglimento del cioccolato fondente a bagnomaria, così che questo possa prendere la forma dello stampino che si vuole utilizzare. Una volta che questo è allo stato liquido, va spalmato nella relativa formina, così che poi messo in congelatore, ne possa prendere le sembianze e fungere in qualche modo da contenitore di quello che si andrà poi a mettere all’interno.

Si consiglia generalmente di formare due strati di cioccolato fondente allo stesso modo, quindi di ripetere questo procedimento, dopo che il primo strato si sia completamente congelato. Questo perché possa essere più semplice in un secondo momento estrarre il torrone e per creare uno spessore maggiore.

Quando sarà pronto anche quest’altro strato, il procedimento prevede che all’interno la farcitura sia formata da cioccolato bianco (o a latte) sciolto allo stesso modo, unito con le nocciole.

Quando anche questa fase sarà completata, con relativo raffreddamento anche della crema con cioccolato bianco, allora l’ultimo passaggio sarà quello dell’aggiunta di uno strato di cioccolata fondente nella parte superiore (che poi diventerà quella inferiore) del torrone, per completare l’operazione.

Le origini di questo dolce particolare sembra che arrivino da molto lontano. Pare che a portare in Italia per la prima volta questa ricetta siano stati gli arabi, in particolare in Spagna, in Sicilia e a Cremona, dalla lontana Cina, luogo dal quale proviene storicamente anche la mandorla.

Torrone, da “Turròn” è un termine che nasce in Spagna, ed è nel XVI secolo che qui ha origine l’inizio della produzione di torroni tradizionali. Questi sono però diversi dalla versione araba, che prevede invece la preparazione del dolce con miele e sesamo, rispettivamente chiamata cubbaita ogiuggiulena”.

Gilda Caccavale
Gilda Caccavale
1996 - Laureata e specializzanda in scienze politiche. Da sempre appassionata di scrittura nella sua potenzialità di condividere e trasferire sottili intuizioni e prospettive, o irripetibili combinazioni dell'essere. Fermare la "visione" significa assistere l'evoluzione, e m'illumina d'immenso!