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Napoli, il 28 marzo 1943, la tragedia della nave Caterina Costa

Accadeva oggi a Napoli, il 28 marzo 1943, un incendio distrusse la nave Caterina Costa.

La Caterina Costa, grande motonave da carico che trasportava armamenti bellici ormeggiata nel Porto di Napoli, fu distrutta da un incendio, che si sviluppò a bordo per cause che non sono state mai chiarite.

La nave esplose, distruggendo il molo, affondando le imbarcazioni vicine e sventrando i palazzi circostanti: la tragedia provocò 600 morti e circa tremila feriti; i frammenti dell’imbarcazione, così come i corpi straziati delle vittime, arrivarono fino al centro storico del capoluogo partenopeo e perfino sulla collina del Vomero.

La Caterina Costa, requisita dalla Regia Marina, veniva utilizzata per trasportare armamenti alle truppe italiane impegnate in Nord Africa.

Nelle prime ore del pomeriggio divampa un incendio, forse casuale, forse doloso.

Un pericolo inizialmente sottovalutato, poi una situazione gestita male, gravi leggerezze, ritardi nei soccorsi, e totale incapacità nel dirigere le operazioni.

La nave, una santabarbara galleggiante, resta lì, ancorata al porto, tra gli inutili tentativi di spegnere le fiamme: alle 17.39 l’incendio raggiunge la stiva numero due, quella degli esplosivi, e la Costa salta in aria.

Ecco la cronaca di Roberto Ciuni, giornalista de il Mattino di Napoli di quella terribile giornata:

«Napoli si sveglia ai primi scoppi provocati dalla benzina che si sparge, ardendo, sull’acqua del porto.

Buona parte dell’equipaggio si mette in salvo sulla banchina, a cominciare dal comandante della stessa nave, ma i soldati, addormentati sotto coperta, trovano le vie di fuga sbarrate dal fuoco: dei cento italiani alloggiati a poppa non si salva nessuno.

Non si tratta di attacco aereo, quindi niente sirene d’allarme.

[…] Sulla «Caterina Costa» c’è un carico di bombe che può scoppiare da un momento all’altro, consiglia di affondarla. Di fronte al rischio, Tirone ritira la sua squadra impegnata a cercare di spegnere l’incendio.

Alle 15 un colonnello della Capitaneria di Porto sostiene che non c’è pericolo.

Un’ora dopo un maggiore della stessa Capitaneria di Porto informa che non è possibile affondare la nave dato che già tocca il fondo.

Alle 17,39, al termine di una giornata dove si sono mescolate leggerezze inaudite da parte di tutti i dirigenti coinvolti, incapacità tecniche dei responsabili militari, ritardi nel chiedere soccorsi adeguati, la «Costa» salta in aria: le fiamme hanno raggiunto la stiva numero due, quella dell’esplosivo.

[…] Per spegnere l’incendio sul relitto i vigili dovranno lavorare fino all’indomani. Le vittime saranno 549; i feriti, oltre tremila».

Molti porteranno i segni di quella giornata per tutta la vita.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.