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Intervista alla scrittrice Maria Gangemi

Un’anima dalle molteplici sfumature. Promotrice di  valori, come il rispetto della natura, il confronto aperto con l’altro, il diverso da noi. La voce della scrittrice Maria Gangemi è certamente un ottimo esempio di una bellezza che pare non essersi piegata agli ideali dell’uomo moderno, ma tenta con delicatezza e sensibilità di rivalutare un mondo alla luce di principi pedagogici e genuini utili ai fini di  una evoluzione che parte dai più piccoli. I bambini.

-Chi è Maria Gangemi? Parlaci di te e delle tue esperienze nel mondo della scrittura.

<<Sono laureata in lingue, appassionata di storia delle lingue, ma coltivo molti altri interessi, come la naturopatia scientifica che ho scoperto negli ultimi anni. Sono soprattutto una persona che ha sempre cercato il senso della vita, il senso delle cose. La passione per la lettura e la scrittura sono nate con me. Scrivere mi ha sempre aiutata ad elaborare emozioni, situazioni spiacevoli o a riflettere su argomenti che nessuno voleva sentire o per i quali venivo puntualmente presa in giro, ma che a me procuravano profonde preoccupazioni e sofferenze reali, come le sorti dell’umanità, le guerre, il fatto che animali bellissimi venissero uccisi in modo brutale per farne cibo. C’era un pensiero insopportabile che molto spesso si affacciava alla mia mente in modo improvviso e violento, ed era quello della fine delle cose. Mi chiedevo a cosa serve vivere, lottare, se poi la nostra mente cade in un eterno oblio.

Sul mio diario personale scrivevo della crisi in Libia, poi ho iniziato a scrivere piccoli manuali su come fare delle cose e storie per un piccolo pubblico.

Per me era un divertimento.

Nel tempo mi sono avvicinata sempre di più al cristianesimo, al messaggio di Gesù perchè mi sono persuasa che solo l’esistenza di un piano superiore, di un aldilà, di cose che i nostri sensi non riescono a percepire, di un Dio, possa giustificare tutto quello che viviamo. Poi ognuno da le proprie interpretazioni.

Per motivi di studio, di lavoro, ho dovuto smettere di scrivere per diversi anni. Ed é stato un periodo trascorso a riuscire bene in cose che non mi interessavano o mi interessavano in modo marginale. Continuare a mettere da parte quello per cui ci si sente realmente portati per qualche motivo, spegne le persone. Tra le altre cose mi ero trasferita al Nord per frequentare un master e lì poi ho sempre lavorato, cercavo sempre qualcosa da fare. Quando ho avuto la prima bambina, sono stata costretta a fermarmi e ho pensato a come ero arrivata lì, in un posto in cui non mi piaceva vivere, lontano da tutto quello che ero io, da tutto quello che poteva interessarmi e mi sono chiesta cosa mi piaceva fare da bambina, cosa mi rendeva felice. Ho ripreso a scrivere e ho quasi urlato tra le righe tutto quello che non ho scritto, più che altro emozioni, parole non dette, cose di cui non potevo parlare o per le quali non mi sono sentita capita. Per questi motivi, proprio per tutto quello che avevo accumulato dentro di me, il tono del primo racconto che é stato pubblicato era molto forte, troppo diretto e adesso sto cercando di riscriverlo.

É stata comunque un’occasione per riprendere a fare qualcosa che mi piace molto. Quindi ho iniziato a scrivere articoli, soprattutto su libri che ho letto o su argomenti che hanno attirato la mia attenzione e dei racconti. Ho aperto un piccolo blog che é soprattutto di riflessioni personali, dove uso sempre un linguaggio abbastanza informale, su cui ho pubblicato anche alcune recensioni e ho raccolto storie di donne reali. >>

-Come nasce l’idea di voler raccontare storie per bambini?

<<Per una mia inclinazione naturale, ho trascorso molto tempo a contatto con i bambini.

Piccoli parenti, piccoli vicini di casa venivano tutti da me. Leggevo loro molte cose. So per esperienza cosa riescono a seguire i piccoli, cosa stimola la loro curiosità, cosa li diverte.

Ho anche due figlie e con loro abbiamo dedicato molto tempo alla lettura fin dai primi giorni. Ho cercato di insegnare loro che si può imparare divertendosi, che si impara per se stessi e che imparare é bello. Tra una lettura e l’altra, ogni tanto inventavo io qualche storia per loro oppure prendevo spunto dalla quotidianità, da eventi reali per scrivere una piccola storia e arrivare a un insegnamento. Da una parte cercavo di divertire loro, dall’altra, scrivere storie divertenti serviva anche a me per sdrammatizzare alcune situazioni. Pian piano ne é nato questo libro.>>

-La tua esperienza di scrittrice copre anche altri ambiti, quali sono esattamente?

<<Come ho già accennato, gestisco un blog che si chiama “Sfogliando libri e pagine di vita” su cui scrivo di argomenti che di volta in volta attirano la mia attenzione. Ho pubblicato racconti con il self publishing e li ho firmati con uno pseudonimo. Una decina di anni fa una piccola casa editrice ha pubblicato un mio racconto lungo di cui si é parlato abbastanza, ma che io stessa adesso trovo troppo forte, proprio perchè in quel periodo avevo veramente troppe cose da dire.

Quando ho ripreso a scrivere, si sono affacciati alla mia mente un luogo e un argomento. La prima cosa che mi sono venute in mente sono state il paese di mio padre, forse per la nostalgia che avevo, perchè comunque lì ho vissuto momenti felici, perchè era un posto isolato dove spesso sono andata a rifugiarmi, e un tema molto delicato, di cui non si finirebbe mai di parlare: l’aborto. In questo non c’era proprio niente di personale. Era solo che nella Calabria in cui sono cresciuta, la notizia di una nuova vita era un momento di grande gioia per tutti quelli che ne venivano a conoscenza. Purtroppo accanto alle persone che accoglievano la notizia di una nuova nascita con gioia ce n’erano altre che facevano discorsi che sembravano banalizzare la scelta di interrompere la gravidanza. Era la percezione che avevo io dei loro discorsi,  poi non posso né giudicare, né scendere nel profondo delle scelte di altre persone. C’erano famiglie che secondo me non avevano piena coscienza di quello che facevano. Quindi é una cosa che mi ha toccata molto ed é uscita fuori appena mi sono rimessa a scrivere.

Il messaggio che ho cercato di dare in questo racconto lungo é che bisogna superare alcune cose, bisogna evolversi. Credo che caratteristiche tipiche dell’uomo siano l’ingegno, la creatività, che ci permettono di gestire le situazioni in maniera evoluta o di affrontare e risolvere anche quello che si considera un problema in un modo evoluto, con caratteristiche tipiche degli esseri umani, sviluppando idee.

Questa prima esperienza editoriale é stata abbastanza deludente perchè mi sarebbe piaciuto sentirmi dire: questa parte va ampliata, questa frase é troppo diretta, mi sarebbe piaciuto pubblicare il racconto in una forma diversa, ma probabilmente all’editore é piaciuto, ha trovato delle idee interessanti >>

-Com’è nato il tuo libro, ”Il pipistrello Matteo”?

É un libro nato per insegnare ai bambini che si può imparare divertendosi. I racconti sono stati composti in tempi diversi, quindi io l’ho sempre visto come un libro che si può regalare a un bambino piccolissimo e che leggerà dapprima le storie più semplici con gli adulti e poi da solo. Le storie sono adatte a tutti i bambini che non riescono a mantenere a lungo l’attenzione, a seguire trame che loro possono trovare complicate. Credo che per ogni bambino sia facile identificarsi in queste storie perché c’é tutto quello che a loro piace e stimola la loro curiosità. Ci sono animali reali e fantastici che interagiscono con piccoli umani, la mamma, il papà, o altre figure di riferimento come la nonna, lo zio. Alcune storie come quella del bruco, potrebbero essere lo spunto per realizzare un esperimento, per osservare e apprezzare da vicino le meraviglie della natura e imparare a darle una mano.

Ho fatto realizzare i disegni a mia figlia e la cosa più bella é stata vedere la bambina che si sforzava di rappresentare al meglio quello che aveva immaginato durante la lettura dei testi, quindi vedere uscire i personaggi dalla sua immaginazione. Ho visto che rappresentava  il mondo del libro in modo molto più colorito rispetto a quello che io avevo immaginato, con il bruco che si inchinava, con le facce degli animali che avevano espressioni umane. É una cosa che potrebbero fare tutti i genitori. Limitarsi a leggere delle cose o inventare storie e lasciare che i bambini le disegnino come le hanno immaginate.>>

-Cosa raccontano le storie del libro?

<<Le storie raccontano soprattutto la bellezza, le meraviglie, i piccoli miracoli della natura, quindi il pulcino che pigola dentro l’uovo, il bruco che diventa farfalla.

La prima storia racconta di un pipistrello che entra in casa nel cuore della notte e cerca di insegnare ai bambini che anche gli animali che ci sembrano più brutti sono utili, come il serpente della seconda storia. Si cerca di dare anche il punto di vista degli animali, perchè credo che anche loro in qualche modo ne abbiano uno. I personaggi bambini interagiscono aiutando la natura, una bambina salva gli uccellini che volano per la prima volta, un’altra salva il pulcino, un bambino salva il bruco.

Il piccolo lettore impara l’utilità di ogni animaletto, impara  a osservare le meraviglie della natura, ad amarla, ad aiutarla.

La storia del lanternino, che é un animale immaginario, cerca di stimolarli a pensare in modo autonomo, verificando quanto più possibile.

Dal racconto delle pecore si può trarre facilmente un insegnamento: perdiamo tempo a fare male agli altri quando potremmo fare qualcosa di buono per noi stessi, come guardarci attorno, cogliere opportunità o proteggerci, magari facendo attenzione a non cadere. Meglio non sprecare il tempo facendo i prepotenti, ma impiegarlo a cercare di fare qualcosa di buono, qualcosa di utile.

C’é anche un dialogo tra una torta e dei frutti dal quale i bambini possono apprendere le prime nozioni per imparare a nutrirsi in modo equilibrato.

Il libro cerca anche di trasmettere alcuni insegnamenti  come quello di provare sempre ad andare oltre l’apparenza e poi l’importanza dell’affetto, che é quello che ci fa sentire vivi, che fortifica il nostro carattere e può davvero fare miracoli.>>

-Le storie sembrano dare supporto ai genitori o comunque agli adulti che intendono dare una certa formazione ai più piccoli. Ma qual è stato il riscontro emotivo dei bambini?

<<Ai bambini piacciono, perchè sono pensate per i piccoli da una persona che ha trascorso molto tempo a contatto con i bambini. Durante le presentazioni riusciamo a leggere quasi tutto il libro, ci sono sempre bambini che vorrebbero continuare la lettura e le attività.

Penso che siano storie in cui ogni bambino riesce a identificarsi facilmente, anche perchè credo che siano molto vicine a quello che ogni bambino vorrebbe vivere per sentirsi bene. La presenza dei genitori, di altre figure che in qualche modo si prendano cura di loro da vicino, come la nonna, gli zii,  le piccole cose che suscitano la loro curiosità, che li stupiscono, tutte quelle cose che per gli adulti sono di poca importanza, ma attraverso le quali loro imparano e che suscitano in loro stupore, curiosità, sorpresa. I bambini vedono e percepiscono molto più di quanto noi adulti riusciamo a vedere.>>

-Quali ulteriori strumenti hai utilizzato durante le presentazioni?

<<Ogni storia esce da una scatola attraverso un indizio, quindi un gioco, un puzzle, un oggetto che faccio esaminare ai bambini per incuriosirli sul racconto che verrà letto. Chiedo: cos’é? E quindi quale potrebbe essere il personaggio o l’argomento della prossima storia?

E poi la lettura viene animata con le marotte di Tatadeda. Sono dei burattini in pannolenci (un tipo di feltro più leggero) che ritraggono perfettamente le fattezze dei personaggi delle storie. Quindi sono riconoscibili e per questo sono perfetti per accompagnare la lettura. I bambini possono toccare materialmente i personaggi e farli muovere.>>

-Dov’é possibile trovare il libro?

<<Il libro si può ordinare in tutte le librerie oppure si può suggerire tra i nuovi acquisti in biblioteca. É comunque reperibile su tutti gli store online o direttamente dal sito dell’editore.Io preferisco che sia acquistato in libreria>>

-Le prossime presentazioni dove e quando si terranno?

<< Il 15 Aprile alle ore 18 presenterò il libro presso la Libreria ”L’isola che non c’è di Catona.Vi aspetto.>>

 

-Se ci fosse un messaggio che vuoi lasciare non solo agli adulti,ma anche ai bambini che ti seguono, quale sarebbe?

<<Visto che si parla di bambini, il messaggio che mi sento di lasciare é questo: insegnate ai vostri figli tutto quello che sapete, insegnate loro a pensare in modo autonomo, ad ascoltare gli altri, ma a riuscire ad ascoltare se stessi. Fateli stare all’aria aperta, siate aperti al dialogo, aiutateli a rialzarsi quando sbagliano, ma lasciate che facciano le loro esperienze, e lasciate che vivano la loro vita e facciano quello per cui si sentono portati. >>