Il XXI secolo ha avuto il privilegio di intervistare il grande attore italiano Ernesto Mahieux, nato a Napoli.
Signor Ernesto Mahieux, La ringrazio per aver accettato questa intervista; come prima cosa mi preme chiederLe, cosa pensa degli esordi della Sua carriera, in particolar modo l’apparizione in Giuramento, con Mario Merola?
“Grazie a voi. Ho avuto la fortuna di vivere molte esperienze lavorative importanti, come quella che ha menzionato. Cinematograficamente quell’apparizione negli anni Ottanta, rappresenta il mio primo lavoro, importante e amato ancora oggi. Per me è stato un vero e proprio trampolino di lancio, grazie al quale ho ottenuto una forte notorietà. Posso dire che ancora oggi, a distanza di quaranta anni, grazie a quel ruolo, la gente ancora mi riconosce come il cosiddetto come si suol dire a Napoli”.
Che rapporto ha col il pubblico che così assiduamente La segue?
“Il mio rapporto col il pubblico, che io amo definire “popolo”, non è mutato nel tempo, ancora oggi sento forte l’affetto che mi riservano; ho avuto la fortuna di fare, in ambito artistico ovviamente, un pò tutto, dalla sceneggiata al cabaret, film leggeri e impegnati, noir, horror, abbracciando tutte le fasce d’età e le fasce culturali, dal popolo comune all’elite. Io sono fermamente convinto che l’artista nasce dal popolo, ed è una vera e propria ricchezza del popolo stesso”.
Anche in televisione ha preso parte a diversi film, tra i quali – Una pallottola nel cuore, Squadra antimafia – ma anche sitcom come Camera cafè; dunque un bagaglio artistico fitto, tra cinema, teatro e televisione. Cosa pensa della Televisione oggi?
“Posso dire che – Doppio agguato – ancora oggi riscuote successo, nonostante siano passati quindi anni circa. Ciò mi inorgoglisce ovviamente. Anche – Una pallottola nel cuore – con Gigi Proietti, ha avuto una buona risonanza, e ovviamente conservo un ottimo ricordo di tutti i lavori televisivi cui ho preso parte.
Sicuramente la tv ti dà un vasto successo a differenza soprattutto del teatro, ma in parte anche del cinema, ha un impatto più immediato, abbracciando una platea ampia. A differenza del teatro che magari interessa una platea più ristretta ma molto più qualificativa.
Comunque sia, posso dire che Io prediligo il teatro”.
Cosa pensa del teatro in questo particolare momento sociale?
“Il teatro adesso soffre i risultati di questa quarantena; una Nazione senza teatro perde la “favella”, diventa una Nazione muta. Posso dire che il teatro è un pò la colonna sonora della nostra vita, è cultura.
Proprio per questo, spero che si possano trovare dei sistemi alternativi, per dare di nuovo vita al teatro, dopo questa quarantena.
Io spesso paragono il teatro alla scuola, in questo particolare momento storico sono fermi entrambi, motivo per il quale credo che occorrano soluzioni ben pensate, che possano in qualche modo risollevare (quando sarà finita l’emergenza naturalmente) la situazione; occorre pazienza, per una questione alla quale non eravamo minimamente preparati”.
Cosa può dirci dei Suoi prossimi progetti?
“Avevo due film in cantiere che però a causa della situazione emergenziale sono saltati. Parteciperò, spero quanto prima, ad un corto, “Come Petito, come Molière” di Giuseppe Iacono, regista ischitano che ho il piacere di conoscere e mi auguro di poter lavorare al suo progetto. Gli altri progetti sono in balia di una situazione complicata, come ho detto poco fa, ma non smetto di sperare, che il teatro, la cultura, possano risorgere, spiccando il volo verso nuove prospettive”.
Ringraziando nuovamente il Signor Ernesto Mahieux per l’intervista concessaci, speriamo che la cultura di cui tanto si è fatto menzione all’interno dell’intervista, possa di nuovo “colorare” l’Italia.
Nulla è fermo fino a quando c’è la possibilità di diffondere cultura, e un artista è perfettamente consapevole di ciò. L’attore, recitando, porta in scena sé stesso e della propria identità, proprio come è solito fare Mahieux, così calorosamente amato, non solo dalla sua città natale, Napoli, ma da tutti.