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Come Petito, come Molière: fusione tra teatro e realtà

Il 21esimo secolo.news ha avuto la possibilità e il piacere di intervistare Giuseppe Iacono, regista e attore ischitano, per chiacchierare un pò del suo nuovo progetto, un corto, intitolato Come Petito, come Molière. 

Ciao Giuseppe, come nasce il tuo corto, Come Petito, come Molière?

L’idea parla di teatro, quindi non è un caso, è quasi ovvio, dato che io amo e frequento nel mio piccolo, il cinema, così come amo e frequento il teatro, era pensabile che prima o poi mi venisse in mente di scrivere qualcosa sul teatro. Il teatro è un mondo affascinante che nasconde mille pericoli; all’esterno è un mondo che si mostra come ricco di profondità umana, all’interno invece, rivela spesso bassezze e piccolezze, identificabili in personaggi che si rivelano come in balia del proprio ego, nella loro scaltrezza”.

Se Giuseppe Iacono dovesse raccontare “Come Petito, come Molière”, cosa diresti? 

“Come Petito, come Moliere, era un’idea per un lungo che avevo già scritto, avevo buttato giù una – bozza – di quattro o cinque pagine che racchiudeva tutta la storia. Poi d’un tratto, Luca Ricci mi ha contattato chiedendomi se avessi qualcosa e gli ho proposto questo corto. 

Al suo interno si racconta quello che io stesso vivo all’interno (ripetizione voluta) del teatro, i cosiddetti problemi economici, ma anche la mole immensa di motivi per i quali non si riesce a produrre. La storia di Nazareno è una storia che ricalca una storia vera di un altro attore, quindi una mescolanza di poesia e cinismo propria del mondo del teatro. Posso dire che c’è una storia nella storia. 

Sicuramente, il corto, nasce dal piacere di parlare di teatro e dalla riflessione di un paese in cui è difficile fare teatro, in cui i teatri chiudono, in cui è molto difficile fare cultura; ma allo stesso tempo tutti vogliono fare gli artisti, tutti rincorrono questa passione.

Come si struttura il corto?

“I due personaggi su cui s’incentra la storia, sono un 45enne, arrivista, vuoto per certi aspetti, con scarse qualità da regista, e un grande attore decaduto, arroccato nella sua vecchia cultura, quasi un pò snob, che guarda gli altri dall’alto al basso; i due si ritroveranno forzatamente, a lavorare insieme, per la realizzazione di uno spettacolo. Nell’ambito della narrazione, si realizzeranno una serie di dinamiche, che condurranno ad uno scambio emotivo, attraverso il quale difetti e pregi dell’uno e dell’altro si mescoleranno, ribilanciando gli equilibri emotivi e spirituali dei due personaggi, collocandoli in una dimensione ridimensionata.

Petito e Molière rappresentano nell’iconografia collettiva di chi ama il teatro, l’iconografia più alta di un momento lirico, che vede il teatro come una missione e che rappresenta l’identità di un attore che ama essere riconosciuto come tale, attraverso il – sacro fuoco – dell’arte”.

Un cortometraggio nasce prima nella mente o prima sulla carta?

Un corto, ma non per forza un corto, nasce nella mia testa, con un’idea iniziale alla quale seguiranno altre idee. Dalla testa alla carta ci vuole tempo, anche un anno, durante il quale annoto idee da qualche parte, e quando ho raggiunto un certo numero di idee, metto tutto insieme”.

Giuseppe, chi ha lavorato e collabora con te nella realizzazione di Come Petito, come Molière?

“Premetto che grazie a questo corto, ho avuto la possibilità di scrivere la sceneggiatura e calarmi con passione in un’altra dimensione; ho collaborato con Salvatore Ronga, col quale non avevo mai avuto modo di lavorare, un vero e proprio scambio culturale, naturalmente positivo, che mi ha arricchito tanto. Ringrazio Luca Ricci per avermi spinto in un certo senso a scegliere proprio questo testo; e soprattutto ringrazio l’insostituibile Claudio Cappello, aiuto regia e montatore, da sempre al mio fianco”.

Come Petito, come Molière, si discosta da L’ultimo tango, una detective story nella quale Ischia diventa set di uno “Spaghetti Noir”?

Direi che, mentre L’ultimo tango era poliziottesco, con toni surreali e sperimentali, e finiva per essere un film di nicchia, Come Petito, come Moliere, è un film trasversale perché è per tutti, per chi ama la narrazione di nicchia e per chi ama la tradizione; ha cinismo, sentimento, è poesia e veleno. Una vera e propria commedia drammatica”. 

Ti ringrazio per l’intervista, vuoi aggiungere qualcos’altro? 

“Mi preme, ringraziare tutti coloro (anche aziende presenti sul territorio) che stanno sostenendoci con affetto, grazie al crowdfunding, col quale si sosterranno le spese di realizzazione del corto”.