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Accumulo digitale: cos’è il digital hoarding?

Quando parliamo di accumulo seriale, ci riferiamo ad una serie di difficoltà che comprendono anche l’uso e la gestione di file, foto, video e materiale informatico. L’accumulo digitale, noto anche come digital hoarding, presenta modalità simili a quello fisico. Questi soggetti non riescono a liberarsi delle cose, che conservano in quantità eccessive e in maniera disordinata. Uno studio diffuso su Information & Management si sofferma su questo tema.

Tale studio definisce l’accumulo digitale come la necessità di accumulare e conservare contenuti digitali senza una vera e propria finalità. Rispetto all’accumulo di oggetti fisici, quello digitale è più rapido, può passare inosservato e, per l’appunto, non ha i limiti di uno spazio fisico. Il soggetto in questione cerca di compensare utilizzando una memoria esterna, che però non aiuta a risolvere il problema.

Inoltre, collezionare dati virtuali non implica nessuno sforzo; i file possono anche essere copiati e incollati, creando un accumulo potenzialmente infinito.

Come mai si presenta l’ accumulo digitale?

L’accumulo digitale è caratterizzato da tre aspetti salienti: l’acquisizione eccessiva di file digitali, l’assenza di una adeguata gestione degli stessi e la predisposizione al disordine digitale. Circa 846 persone che hanno preso parte allo studio, hanno occupato più di 40 terabyte di file; è stato trovato che questo accumulo compulsivo genera elevati livelli di ansia, soprattutto nelle donne.

Come prevenire il Digital hoarding?

Per contrastare questa a tendenza, gli esperti consigliano una serie di azioni pratiche da attuare:

  • Fare una sorta di “pulizia di primavera” annuale, liberando i dispositivi dallo spazio in eccesso;
  • Gestire ed organizzazione i dati in modo semplice ed efficiente;
  • Dare meno peso ai social network e ai gruppi WhatsApp, eliminando quelli che non vengono utilizzati.

Se queste indicazioni non dovessero sortire gli effetti sperati, o al contrario generare ansia e frustrazione, si consiglia di affrontare la cosa con un professionista della salute mentale.