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22 marzo 1841 : depositato il brevetto per l’amido di mais

In epoca di grandi innovazioni, a volte un pò estreme, culinarie è bene ricordare che non tutto quello che oggi mettiamo sulla nostra tavola c’è sempre stato. È il caso, ad esempio, dell’amido di mais.

Oggi questo particolare ingrediente è molto utilizzato nelle preparazioni di piatti innovativi e ricercati, ma come è arrivato sulle nostre tavole?

Amido di mais: il brevetto e i primi utilizzi

La data del 22 marzo 1841 è contrassegnata per il deposito del brevetto dell’amido di mais.

A depositarla fu tale Thomas Kingsford, un chimico.

L’ipotesi è che Kingsford identificò solo uma parte del processo di produzione integrandolo con un processo già esistente di estrazione utilizzato da Jones, un inglese.

Il metodo di Kingsford prevedeva l’immersione dei chicchi di mais in una sostanza alcalina e la successiva macinazione. Questo processo era chiamato macinazione a umido.

Fino al 1850, l’amido di mais era utilizzato principalmente per il bucato e come legante industriale e non era considerato commestibile.

L’arrivo in cucina

Appreso che l’amido potesse essere utilizzato per scopi culinari  i libri di cucina iniziarono a pubblicare ricette che lo includevano. Kingsford a divenne il più grande produttore mondiale di amido di mais.

A rendere così popolare in cucina questo tipo di amido è il fatto che pur essendo un ottimo addensante non altera i sapori in quanto completamente insapore.

Da non sottovalutare poi le proprietà organolettiche che lo rendono anche ideale per la nostra salute.

Pur non contenendo vitamine esso è infatti ricco di sali minerali e fibre. Quest’ultima proprietà lo rende ottimo nelle preparazioni pee diabetici. Esse infatti se consumato crudo,  durante la digestione  rilascia lentamente il glucosio, evitando così l’ipoglicemia.

Inoltre l’amido di mais non contiene glutine, il che significa che può essere utilizzato come parte di una dieta priva di glutine.