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Referendum sul divorzio: abrogato nel 1974

Con il Referendum sul divorzio del 12 maggio 1974, gli italiani furono chiamati a decidere se abrogare la legge Fortuna-Baslini che istituiva in Italia il divorzio.

Successivamente, la normativa fu modificata dalle leggi n. 436/1978 e n. 74/1987.

In particolare, con quest’ultima si ridussero i tempi necessari per giungere alla sentenza definitiva di divorzio (da cinque a tre anni) e si diede al giudice la facoltà di pronunciare una sentenza parziale che dichiarasse in tempi brevissimi lo scioglimento definitivo del vincolo, ovvero il divorzio, separatamente dalla discussione sulle ulteriori condizioni accessorie dello scioglimento, ovvero sulle questioni economiche, l’affidamento dei figli e altro.

In tale modo si volle evitare che vi fossero cause instaurate al solo fine di procrastinare lo scioglimento del vincolo matrimoniale.

La legge n. 55/2015 ha ridotto ulteriormente i tempi, permettendo il divorzio dopo un anno di separazione giudiziale e dopo sei mesi di separazione consensuale.

In seguito alle riforme del 2014 e del 2015 non è stato introdotto il divorzio consensuale vero e proprio, ma è entrata anche nell’ordinamento italiano una tendenza consensualistica che riconosce notevole rilievo al consenso dei coniugi ai fini del divorzio.

La legge Fortuna-Baslini

Il 1º dicembre 1970 il divorzio venne introdotto nell’ordinamento giuridico italiano; nonostante l’opposizione della Democrazia Cristiana, del Movimento Sociale Italiano, della Südtiroler Volkspartei e dei monarchici del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, con i voti favorevoli del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Repubblicano Italiano e del Partito Liberale Italiano, venne approvata la legge 1º dicembre 1970, n. 898 – “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio” (la cosiddetta legge Fortuna-Baslini), risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro pdl presentato dal deputato liberale Antonio Baslini; nello stesso anno il Parlamento approvava le norme che istituivano il referendum con la legge n. 352 del 1970, proprio in corrispondenza con le ampie polemiche che circondavano l’introduzione del divorzio in Italia.

Obiettivo del comitato di promozione referendaria era l’abrogazione della norma approvata in Parlamento dalla spinta popolare delle fasce socialiste, comuniste, repubblicane, radicali e liberali del Paese, unite in un’insolita alleanza.

Gli anni del Referendum sul divorzio 

L’Italia era nel pieno degli anni di Piombo, con le fortissime contestazioni sociali sfociate nella follia del Terrorismo.

La Democrazia cristiana, in crisi di consenso e d’identità, venne sconfitta nettamente, mentre il Pci si avvicinava al picco storico dei suoi consensi, sull’onda proprio della battaglia vinta sul divorzio, replicata, sette anni più tardi, sul tema dell’aborto.

Tutto ciò, sullo sfondo di un quadro politico e sociale lacerato che, negli anni successivi, portò alla costituzione dei governi di minoranza e culminò nella tragedia del rapimento di Aldo Moro.

Quel giorno, però, a vincere fu la democrazia.

Nelle settimane precedenti la data del referendum in Italia si fronteggiarono senza sconti i due schieramenti con grandi adunate di piazza.

L’opinione pubblica arrivò veramente a spaccarsi e la questione occupò le prime pagine per settimane, fino ai risultati della consultazione, che certificarono comunque una maggioranza netta per il polo di sostegno al divorzio, orientato al No alla proposta di abolizione.

Per la prima volta, personaggi dello spettacolo, del cinema, della televisione e della cultura furono impegnati in prima linea nella battaglia per il diritto al divorzio.

In particolare, l’appoggio di alcuni personaggi influenti e conosciuti alla causa del No, fornì una spinta propulsiva a staccare definitivamente la componente più conservatrice.

Questi i dati finali del referendum sul divorzio:

votanti: 33.023.179

No all’abrogazione: 19.138.300 elettori (59,26%)

Sì: 13.157.558 (40,74%).

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.