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La filosofia: tra Innatismo ed Empirismo due concetti chiave

La filosofia non è una disciplina semplice, ma aiuta a capire molte cose, a partire dal cosiddetto “Innatismo”.

Tra Innatismo ed Empirismo: due concetti importanti

L’Innatismo è una vera e propria teoria secondo la quale ogni uomo ha in sé delle idee appunto innate, che precedono ogni comportamento. Si tratta di una prefigurazione filosofica, attraverso la quale è possibile disporsi in modo naturale nei confronti di una situazione, gestendola o quantomeno fronteggiandola. 

Storicamente, già Platone parlò di contenuti innati, considerando tutti quegli elementi introdotti nel sapere dalla ragione secondo la sua opera ordinatrice dei dati percettivi dell’esperienza sensibile. 

La filosofia in questo senso, aiuta a capire come sviluppare un metodo conoscitivo che diversifichi i comportamenti all’interno di una società composta da tante persone.

Ovviamente ogni individuo assume comportamenti differenti in base a vari fattori: età, sesso, abitudini, grado di istruzione. Un giovane non pensa come un uomo adulto, né un bambino riesce a confrontarsi con un adolescente. Questi aspetti possono sembrare dei dati di fatto, scontati, ma in realtà celano degli elementi estremamente importanti che si rifanno alla filosofia antica.

La filosofia antica, basata sull’esperienza, nasce con Locke ed Hume. Si parla in questo caso, di filosofia Empirista, con la quale si intende la ragione come unico mezzo per distinguere il vero dal falso e come strumento che parte dall’esperienza e termina confermandola.

Tutto ciò parte dal presupposto che la realtà ha una configurazione di tipo dualistico. 

Da un lato la sostanza pensante, consapevole e libera, l’io; dall’altro la sostanza corporea, che può essere estesa, inconsapevole e determinata, rappresentata dalle cose. La sostanza cui inserisce immediatamente il pensiero è chiamata Spirito. Quindi va da sé che sia l’atteggiamento innato, sia quello empirista, sono ben scissi.

Il pensiero tra: Innatismo, Empirismo e Senso

La filosofia si compone di tanti piccoli tasselli, che conducono a pensieri e ragionamenti, giusti o sbagliati, passivi o attivi, esistenti o acquisiti.

Ovviamente, essendo l’Innatismo un esempio di atteggiamento spontaneo e non manipolato, i tasselli che compongono la filosofia, possono condurre a percezioni, metodi conoscitivi, sensazioni, appartenenti all’Innatismo introdotto da Leibniz. 

Proprio a proposito, si può affermare che Innatismo ed Empirismo siano perfettamente collegabili. L’Innatismo, in questo caso definito di tipo “virtuale” (rifacendosi al concetto di intelletto) permette di conoscere ciò che circonda, con una forte impronta razionale.

Tutto ciò che si trova nell’intelletto rappresenta qualcosa precedentemente formatosi nel senso.

Ricordiamo che il termine “senso”, spesso utilizzato in filosofia, ha una vasta stratificazione semantica.

In linguistica si potrebbe dire che ha un significato e un significante, qualcosa di tangibile e qualcosa di evocativo. Al di là di ciò, in filosofia, con la parola “senso” si fa riferimento alla facoltà di ricevere impressioni da stimoli esterni o interni, ossia la sensibilità. 

In questo caso l’individuo è volto alla ricerca del senso vero e proprio, chiamato felicità. 

Sin dall’antichità, l’uomo ha cercato di dare un senso a tutto ciò che vedeva o gli accadeva, interrogandosi con i mezzi a disposizione del proprio intelletto (ciò dipendeva anche dall’evoluzione cognitiva). Tutto quello che percepiamo grazie ai nostri sensi si riconduce alla stretta unione tra anima e corpo e, attraverso i sensi, conosciamo ordinariamente quello in cui i corpi possono giovare o nuocere.

L’uomo continua a porsi domande, cerca disperatamente una risposta e quando la trova potrebbe non piacergli.  La filosofia dunque, diventa soprattutto gnoseologia, ossia dottrina della conoscenza, e non ontologia. Indipendentemente dalle risposte, bisogna ricordare che le percezioni non hanno confini, e viverle è un’attività bellissima.

Aristotele aveva inteso la realtà come motore pulsante delle sensazioni o percezioni. Quando, ad esempio, percepiamo un colore o un suono, i nostri organi di senso sono passivi o ricettivi rispetto a una attività esercitata su di essi dalla realtà esterna.

La realtà esterna genera delle cause, che man mano vengono fuori, palesandosi grazie alle sensazioni. È quindi chiaro che l’Empirismo si presenta sostanzialmente come critica alla razionalità rifiutando l’Innatismo.

La filosofia come possibilità di raggiungere la felicità

Si può dire che da sempre, l’uomo mira alla felicità; il termine nasce con Aristotele; secondo l’antico filosofo, infatti, solo in uno Stato definito “migliore”, dove esiste una perfetta stratificazione sociale,  si può essere felici.

Si tratta di una felicità superiore a quella politica (considerata la massima espressione esistente) ma solo perché strettamente collegata alla religione. Una felicità definita “contemplativa” e che può essere raggiunta soltanto dai filosofi (diversamente da quella pratica e quella politica che possono essere raggiunte da tutti), poiché soltanto essi (essendo gli unici ad interessarsi soprattutto alla teoria), possono giungere, grazie alle loro virtù, alla piena conoscenza e contemplazione di ciò che è necessario.

Nel corso del tempo, al termine Felicità, si sono aggiunti dei sinonimi, quali: serenità, gioia, spensieratezza, allegria, che ogni uomo prova a raggiungere a modo proprio.

In relazione a quanto detto, si può affermare che la filosofia è uno strumento che permette di colmare delle lacune (interne, proprie dell’animo umano, dare delle risposte, o aggiungere interrogativi); al tempo stesso, essa è anche un modo per spiegare la realtà.