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Sostenibili ed ecologici: la sfida con noi stessi più importante

Essere sostenibili ogni giorno, cominciando da una piccola cosa che può sembrare insignificante, significa contribuire alla coscienza ecologica mondiale. Sembra una piccola cosa, dal peso piuma, ma nasconde un concetto di filiera, consequenzialità delle azioni, mercato e sensibilità. Per Christian Creati CEO di Acquainbrick, la PMI italiana innovativa che vuole cambiare il concetto di acqua in bottiglia in Italia (paese primo consumatore al mondo con 15 miliardi di bottiglie l’anno), è una filosofia di vita e business: “Tutto quello che facciamo ha un impatto ambientale” conferma, mentre risponde al telefono e gestisce la colazione del figlio di quattro anni.

Abbiamo individuato un problema e stiamo cercando di fare qualcosa per risolverlo, consapevoli che la nostra soluzione non è la soluzione assoluta, ma facciamo qualcosa di meno impattante. Sulla cresta di questo, siamo convinti che la presa di coscienza debba essere generale, al netto del comprare qualcosa di più sostenibile rispetto a qualcos’altro. La cultura che cerchiamo di insegnare alle persone è: non è comprando qualcosa di sostenibile che siamo sostenibili, bisogna esserlo a 360 gradi, in tutto quello che facciamo.

Qualunque, dalla più piccola alla più grande. Noi come singole persone, come famiglie, come comunità, come comuni e nazioni, ci componiamo di microazioni. Se ognuno cominciasse a fare la sua parte, probabilmente avremmo già fatto il 50% di quello che è richiesto a livello industriale: se nessuno compra più il mandarino sbucciato nella plastica, evidentemente quell’azienda dovrà riadattarsi. Ma sino a quando lo si acquista, l’azienda non necessita di fare questo cambio.

Un ragionamento che capita quando si fa la spesa di fretta, tipo comprare il pacco di pomodori già nella confezione di plastica invece che metterli nel sacchetto biodegradabile e pesarli, e ogni giorno si accumula plastica in più… ma si può entrare nella concezione di essere sostenibili senza stravolgere le abitudini?

Se il pomodoro nella plastica resta lì, l’azienda cambierà il modello o il materiale per imballare i pomodori. Diventerà virtuosa e avrà bisogno di comunicare il cambiamento, apprenderà come farlo, con report di sostenibilità, entrando in una logica che è quella attuale, il modello virtuoso senza il quale non si riuscirà tra 10 anni a stare nel mercato.

Noi occidentali pensiamo all’acqua come strumento per idratarci, in realtà non sappiamo che nel mondo le persone hanno poca possibilità di lavarsi, di lavare il cibo o i bambini con acqua sana, e sono necessità oltre l’acqua da bere. Seguiamo altri mini-progetti, uno in Camerun dove sovvenzioniamo un orfanotrofio cui spediamo scatoloni con oggetti per la scuola, cibo… Il nostro modello è questo. Anche per i regali di Natale: storicamente si regalano panettoni e bottiglie, invece quest’anno abbiamo fatto una donazione al Meyer, l’ospedale pediatrico di Firenze, a nome di tutti i nostri stakeholder.

Insomma la sostenibilità e l’ecologia dovrebbe divenire il nostro concept di vita, il problema è che non gli diamo il giusto valore e importanza.