giovedì 18 Aprile, 2024
12.5 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

Hitchcock: il 29 aprile muore il maestro del brivido

Il 29 aprile 1980 moriva Alfred Hitchcock, una leggenda della cinematografia. Nato il 13 agosto del 1899 è dai più definito il maestro del brivido.

Vive a Leytonstone, quartiere nord-orientale di Londra.

Considerato ricordato tra i più grandi maestri della storia del cinema e padre del genere thriller.

Alfred Hitchcock: il maestro del brivido

Alfred Hitchcock iniziò a lavorare come regista nel periodo del cinema muto. Egli realizzò ventitré pellicole tra cui L’uomo che sapeva troppo (1934), la sua prima spy-story che insieme ad altri film fece sì che su di lui si ponesse l’attenzione internazionale del mondo del cinema.

Approdò ad Hollywood nel 1940 ed è qui che egli conquistò il titolo di  “maestro del brivido”: la prima pellicola made in USA Rebecca. Fu con questa che la prima moglie venne premiata con due Oscar (“miglior film” e “migliore fotografia”).

Ma fu soltanto l’inizio di una brillante carriera. Egli collaborò anche con il regista francese Francois Truffaut.

Tra i suoi film ricordiamo i più famosi come:  La finestra sul cortile (1954), La donna che visse due volte (1958), Psycho (1960), Gli Uccelli (1963).

Alfred Hitchcock fu premiato con l’Oscar alla memoria Irving G. Thalberg per i suoi indubbi meriti artistici. Morì nella sua casa di Bel Air, a Los Angeles, il 29 aprile del 1980.

I meriti

l regista inglese è considerato tra i personaggi più geniali della storia del Cinema. Hitchcock rivoluzionò il genere Horror e i suoi film sono capaci di tenere lo spettatore col fiato sospeso, così come ha fatto con milioni e milioni di fan incalliti per generazioni e generazioni.

Il suo successo si basa soprattutto sulla sua capacità di indagare sulla psiche umana, sulla paura, sulla perdita della razionalità. Fu il cinema probabilmente un modo per esorcizzare quel sentimento angoscioso che l’ha sempre accompagnato fin dalla sua infanzia, quando frequentava la scuola dei gesuiti e in cui subiva la severità del padre, il quale una volta arrivò addirittura a chiuderlo in una cella del commissariato per dimostrargli cosa poteva succedere ai bambini cattivi.