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San Giovanni Battista: usanze e riti della tradizione

La festa di San Giovanni Battista, o notte di San Giovanni Battista, è una festa del cattolicesimo, celebrata il 24 giugno, anche alla vigilia del giorno di venerazione di San Giovanni Battista.

Alla sera sono diverse le usanze che variano di paese in paese. Tra malocchio, portafortuna e falò purificatori.

Chi è San Giovanni

La festa di San Giovanni si celebra il 24 giugno.

Giovanni detto il Battista era un asceta di origini ebraiche nato alla fine del primo secolo avanti Cristo e morto tra il 29 e il 32 dopo Cristo.

Secondo la tradizione, in vita ha passato diverso tempo nel deserto in penitenze e preghiera.

Per la Chiesa cattolica è famoso con il nome di Battista per aver battezzato Gesù.

E per questo è una delle figure più importanti dei Vangeli.

La Notte delle Streghe

La Festa di San Giovanni cade dopo il solstizio d’estate quando, secondo tradizione, il Sole e la Luna si sposano donando forza e vigore a tutte le creature.

Si pensa che il santo faccia riaffiorare energie mistiche e divinatorie.

Ed è per questo che quella che precede la ricorrenza è considerata la notte dell’impossibile, dei prodigi e delle streghe.

I riti della notte di San Giovanni: fare un falò

In un intreccio di fede e credenze pagane, nella notte di San Giovanni in molti accendono falò purificatori.

L’obiettivo è quello di scacciare le tenebre per celebrare la luce e il bene.

La tradizione vuole che si brucino le erbe vecchie, si salti il fuoco per avere fortuna e si metta la sua cenere sui capelli.

In molte campagne si usa ancora accendere falò e ballare per scacciare il malocchio, in alcuni luoghi, però, questa usanza è stata sostituita dai fuochi d’artificio.

Le erbe scaccia-malocchio

Altro elemento magico della notte più di San Giovanni è la raccolta delle nuove erbe.

Il mazzetto secondo alcuni ne dovrebbe contenere 7, per altri 9. Queste erbe servono a scacciare il malocchio e a portar fortuna.

Se messe sotto il guanciale la notte, portano sogni premonitori.

Di certo del mazzetto deve far parte l’iperico (erba di San Giovanni, detto anche Scacciadiavoli) contro il malocchio, ma anche l’artemisia (cintura del diavolo) per la fertilità, la ruta, la mentuccia, il rosmarino, il prezzemolo, l’aglio e la lavanda.

Bere la rugiada

Altro rito che è legato a San Giovanni è quello di bere la rugiada che copre i prati perché, si dice, ha capacità di purificazione ed emendazione.

Raccoglierla (con un telo passato sull’erba per poi strizzarlo) per berla si crede possa allontana il malocchio e favorire la fecondità.

Anche l’acqua in un catino con a bagno le erbe di San Giovanni, o la lavanda, lasciata sul davanzale la notte del 23, si purifica e porta fortuna.

Le premonizioni d’amore

Quella di San Giovanni, poi, è la notte della premonizione.

Soprattutto per ciò che riguarda l’amore. Le donne che vogliono sposarsi, in questa notte possono “vedere” il loro futuro marito, a seconda dei riti, nel riflesso in un pozzo, nel riflesso di uno specchio o in sogno.

La tradizione vuole che si debba anche rompere un uovo e lasciare sulla finestra l’albume a riposare. Il mattino seguente, la forma composta, svelerebbe informazioni sul futuro marito.

La felce porta-soldi

Tra i riti della notte di San Giovanni c’è pure quello di raccogliere una foglia di felce e mettersela nel taschino. Secondo la tradizione questo porterebbe prosperità economica.

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.