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L’Asprinio Aversano: il frutto di una tradizione millenaria

Tra i tanti vini che arricchiscono il vasto patrimonio della provincia di Caserta si distingue l’Asprinio Aversano. Frutto di una tradizione millenaria, che probabilmente nasce con i Fenici e si diffonde successivamente con gli Etruschi, negli anni Ottanta del secolo scorso rischiava di estinguersi.

La pressione della criminalità organizzata sulle istituzioni aveva favorito l’estirpazione delle cosiddette “viti maritate”, ovvero quel sistema di allevamento che prevede come tutore della vite un albero vivo. Fortunatamente questo metodo così prezioso è stato salvaguardato grazie all’impegno di alcuni vignaioli del posto, ed oggi l’Asprinio è candidato a patrimonio dell’UNESCO.

L’Asprinio Aversano, il dilemma storico: è un’eredità francese?

La storia di questo vino aversano è intricata quanto affascinante. Secondo alcune ipotesi, l’Asprinio rientrerebbe nella famiglia dei Pinot e sarebbe giunto in Campania durante la dominazione francese di inizio Ottocento. Secondo tale ricostruzione sarebbe stato Roberto d’Angiò a chiedere al cantiniere della casa reale, Louis Pierrefeu, di selezionare un luogo nella campagna napoletana dove poter produrre uno spumante per la corte Angioina, evitando così l’importazione dello spumante dalla Francia. Nonostante resti un’ipotesi affascinante, non è molto accreditata.

Una terza alternativa, basata principalmente sulla confusione degli ampelografi campani e sulle recenti analisi molecolari, farebbe rientrare l’Asprinio nella famiglia del Greco.

Asprinio Aversano: le caratteristiche di questa eccellenza campana

Il territorio privilegiato per la produzione di questo vino è la pianura a Nord di Napoli, dove è presente in ben 22 comuni. Tra i tanti ricordiamo: Gricignano d’Aversa (CE), Pietrelcina (BN), Quarto (NA) e Vitulazio (CE). Secondo Violante e Bordignon l’Asprinio è presente anche in Puglia, dov’è coltivato sotto il nome di Olivese e Ragusano.

L’Asprinio dà un vino leggero, poco adatto all’invecchiamento, contraddistinto dalla tipica colorazione giallo paglierino con riflessi verduncoli. Il profumo è piacevolmente fruttato, il gusto è fresco. Ne esiste una versione angioina (spumante) prodotta nella versione “demi -sec” e “brut”, ambedue presentano un profumo elegante e un perlage interessante. Si accompagnano bene con antipasti freddi, tartine e piatti fritti campani.