La scomparsa di Jack Vettriano. Qualche giorno fa, l’1 Marzo , è morto all’età di 72 anni Jack Vettriano. Proprio mentre a Bologna, ironia della sorte, si tiene una mostra a lui dedicata (70 opere esposte a Palazzo Pallavicini fino al 20 Luglio). Se il nome di questo artista scozzese è ancora in larga parte sconosciuto al grande pubblico, lo stesso non può dirsi per le sue opere, che molti hanno imparato ad apprezzare grazie agli innumerevoli poster e stampe di ogni genere.
Se è vero che i suoi dipinti originali sono valutati con cifre assai alte, pare che anche le riproduzioni siano molto quotate, peraltro non ufficialmente. Come riportato dal quotidiano The Guardian Vettriano ha finora incassato circa 500.000 sterline all’anno per i soli diritti d’autore sulle riproduzioni tipografiche. Ciò non è stato mai ben visto dalla critica rafforzando l’opinione che si tratti di un artista votato esclusivamente al mercato.
“ Il maggiordomo che canta” (“ The singing butler” ) è talmente famoso che perfino Banksy lo ha omaggiato, ovviamente modificandolo col suo inconfondibile stile da street-artist e citando l’artista anche nel titolo :“Crude oil (Vettriano”). La romantica spiaggia di Vettriano diviene in questo quadro una spiaggia tossica (Toxic Beach) dove la coppia continua a ballare senza curarsi dell’inquinamento (rappresentato da un barile di petrolio). La morale del dipinto è fin troppo evidente.
Chi era Jack Vettriano
La scomparsa di Jack Vettriano. Nato nel 1951 in Scozia ( il suo vero nome era Jack Hoggan) in una famiglia di umili origini, a sedici anni abbandona la scuola per seguire le orme del padre come apprendista ingegnere minerario. Negli anni ’70 una ragazza gli regala un set di acquerelli e così inizia a dipingere da autodidatta, esercitandosi ad eseguire riproduzioni degli impressionisti francesi (firmandole Hoggan).
Trasferitosi ad Edinburgo, Jack Vettriano decide di adottare il cognome della madre come nome d’arte. Inizia negli anni ’80 a dipingere con stile autonomo, pur influenzato ancora fortemente dagli impressionisti ma anche dai precisionisti americani nonché dal realismo magico di Edward Hopper. A poco a poco inizia a farsi conoscere nel mondo dell’arte, esponendo le sue opere in numerose gallerie.
Poco dopo il fallimento del suo matrimonio, inizia ad esplodere come artista. Nel 1988 per la prima volta le sue opere, fino ad allora ospitate solo in gallerie private, vengono esposte in una sede ufficiale, ossia la Royal Scottish Academy.
Dalla Scozia alla conquista del mondo
Col passare del tempo il successo di pubblico è crescente, ma la critica ufficiale continua ad ignorarlo ritenendolo un artista commerciale e di interesse tutt’al più anglosassone. All’inizio in effetti il successo è confinato alla Scozia, ma un po’ alla volta si accorgono di lui prima in Gran Bretagna e poi altrove , dagli Stati Uniti ad Hong Kong.
Tuttavia sono soprattutto gallerie private ad ospitarne le mostre, mentre i musei e le istituzioni pubbliche continuano ad ignorarlo. Il caso più eclatante riguarda proprio “The Singing Butler” (1992), che divenne ben presto un’immagine di grande successo in tutta la Gran Bretagna.
Questo dipinto, proposto ma rifiutato dalla Royal Academy, è stato successivamente venduto all’asta per 744.500 sterline nel 2004. Nello stesso anno la Regina Elisabetta,sua grande ammiratrice, insigniva Vettriano dell’onorificenza OBE per le arti visive. Altro suo dipinto di grande successo è “Bluebird at Bonneville”, venduto tre anni dopo per 468.000 sterline.
Il neo-realismo magico e il cinerealismo
Il rapporto conflittuale con la critica deriva certamente dal fatto che Vettriano non è mai stato considerato un caposcuola, e chi guarda le sue opere ha spesso l’effetto del già visto. Ma a ben guardare nei suoi dipinti sia en plein air (spiagge e lidi balneari in particolare ) che d’interni (soprattutto bar e sale da ballo) troviamo l’atmosfera da Belle Epoque parigina di Manet e De Nittis trasferita come d’incanto nella New York del dopoguerra.


In molte opere aleggia sempre un alone di mistero, che porta il pubblico a chiedersi perché l’artista abbia fermato ( e firmato) proprio quell’attimo di una coppia in amore o di una donna che medita o di un corteggiatore che ci prova. Domande simili a quelle che ci poniamo di fronte ad un’opera di Hopper, anche se queste sono ambientate in contesti diversi, metropolitani o suburbani.
Evidente poi l’influenza del surrealismo di scuola francese ( Magritte soprattutto, ma anche Balthus) e del precisionismo nordamericano ( nettezza del tocco pittorico e calda tonalità delle cromie). A ben vedere si può parlare di un nuovo realismo magico, più che di atmosfere noir e romantiche che taluni pensano di intravedere.
A proposito del quale c’è chi parla di fotorealismo, accostando la sua pittura alla fotografia. Ma probabilmente il paragone più calzante è quello col cinema. Certi suoi quadri sembrano dei veri e propri fermi immagine di pellicole cinematografiche girate ad Hollywood.
E il senso di mistero deriva proprio da questo. Il non sapere cosa è avvenuto prima e cosa avverrà dopo la scena immortalata. Proprio come se uno guardasse una sola scena di un intero film senza conoscerne la trama.
Più che fotorealismo dunque sarebbe meglio parlare di cinerealismo. Il che porterebbe allora a considerare Vettriano non un semplice copista, o un tardo esponente del realismo magico, ma il caposcuola di un nuovo genere pittorico, ispirato ai film americani degli anni ’50 e ’60.
Un particolare per nulla trascurabile e stranamente sfuggito a molta critica d’arte, troppo concentrata sull’astratto e sull’informale per apprezzare un nuovo genere della pittura figurativa, ultimamente un po’ fuori moda.
Critica d’arte e mercato dell’arte.
La scomparsa di Jack Vettriano. Il caso di Vettriano è emblematico dei rapporti spesso conflittuali tra critica e mercato dell’arte. Molto spesso è la prima a puntare su un artista aumentandone a dismisura le quotazioni fino a trascinare il mercato ad acquistare determinati nomi.
Capita però anche il contrario, come nel caso di Vettriano. Ma stiamone certi, con la morte dell’artista il quadro ( anzi i quadri visto che parliamo di pittura) è destinato rapidamente a cambiare per l’inevitabile rialzo dei prezzi di mercato cui assisteremo nei prossimi anni.
A quel punto vedrete che buona parte della critica cambierà atteggiamento, rivalutando a posteriori l’artista fin qui snobbato. Oltre al revisionismo storico, c’è sempre stato il revisionismo artistico . Mors tua, vita mea dicevano i latini. Questa la dura lex, sed lex, anche per l’arte, che non è solo cultura, ma anche speculazione.