“La ginestra” è il canto di Leopardi più lungo e importante per quanto riguarda l’impegno ideologico.
Infatti, “la ginestra” è composta da ben 317 versi.
Leopardi ha intitolato questo canto con il nome di un fiore. Inoltre, il componimento è in particolare, una canzone libera, formata da 7 strofe di diversa misura, liberamente rimate.
Dunque, il poeta ha scritto “la ginestra” durante il suo soggiorno in una villa presso Torre Annunziata, alle falde del Vesuvio. Qui, Leopardi, insieme all’amico Ranieri, si era rifugiato per sfuggire al colera che circolava a Napoli in quel periodo.
Leopardi pone tale poesia a chiusura dell’opera “I Canti”nell’edizione postuma del 1845.
In aggiunta, si evidenzia che Leopardi considera “la ginestra” una sorta di testamento spirituale da consegnare ai posteri.
Quindi, in questa poesia, il poeta afferma la condizione di permanente pessimismo assoluto e sostiene che la ragione vanifica ogni illusione di progresso. A tal proposito, Leopardi si rivolge agli uomini, pregando loro di abbandonare l’orgoglio e unirsi insieme contro la loro vera nemica, ovvero la natura.
Poi, si ricorda che Leopardi non fece in tempo a vedere “la ginestra” pubblicata a stampa.
Nella prima strofa, il poeta osserva la pianta della ginestra sulle pendici del Vesuvio. Essa è un fiore che nonostante cresca in un terreno vulcanico, poco favorevole alla vegetazione,si rigenera sempre.
Dunque, la ginestra appare simbolo di resistenza e afferma la propria umanità oltre tutte le sofferenze.
Per quanto riguarda le scelte stilistiche, il poeta costruisce il componimento sull’alternanza tra fasi descrittive, squarci paesaggistici e fasi di riflessioni. Poi a seconda della sequenza, c’è una variazione di ritmo.
Inoltre, si precisa che a una variazione del ritmo corrisponde una variazione del tono.
Pertanto, “la ginestra” presenta alternanza tra:
- momenti ragionativi
- inflessioni liriche
- accenti polemici.
Significativa è la sesta strofa, dove il tema predominante risulta essere l’indifferenza della natura. Qui, Leopardi contrappone alla civiltà umana la natura, insensibile all’uomo.
Il poeta conclude “la ginestra” sottolineando che la constatazione dell’infelicità che caratterizza la vita umana non deve generare una resa rinunciataria, ma deve condurre a un’accettazione dignitosa del destino.
Quindi, “la ginestra”, composta a Napoli è il testamento letterario di Leopardi.