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Janare: l’antica leggenda delle streghe di Benevento

Molte sono le leggende sulle janare, le streghe di Benevento, ma di certo solo una è la più avvincente fra tutte.

Un albero di noci, la notte di Natale e la sponda di un fiume in piena notte questi sono gli elementi alla base di questa antica leggenda.

Si racconta che le janare si riunissero sotto un albero di noci lungo le sponde del fiume Sabato, per venerare il demonio sotto forma di cane o caprone.

La leggenda

Questa che stiamo per raccontarvi è una leggenda antica, di cui nella storia si perdono le tracce.

Sembra risalga al XIII secolo, quando in tutta Europa si pensava che nelle terre del beneventano avvenissero incontri tra le streghe italiane.

Questa è una storia che è stata d’ispirazione per scrittori, artisti e che ancora oggi continua ad avere un certo fascino.

Le streghe erano donne capaci di fare incantesimi e malefici, di preparare filtri magici e procurare aborti.

Di giorno erano delle persone normali, ma era di notte che avveniva la trasformazione.

Queste cospargendosi il corpo di un unguento magico potevano volare a cavallo di una scopa. Ma tra le streghe, c’erano le janare che potevano incantare o sciogliere dai malefici.

Streghe e janare erano diverse perché quest’ultime avevano un segno distintivo: erano nate nella notte di Natale ed acquisivano il potere magico solo all’età di sette anni.

Il periodo di massima diffusione della leggenda delle janare è il XIII secolo, quando Matteuccia da Todi  fu processata per stregoneria nel 1428. Questa aveva testimoniato la pratica di riunioni di streghe a Benevento sotto un albero di noce.  Secondo la leggenda l’olio misterioso, usato dalle streghe, si preparava la notte del venerdì presso il noce di Benevento, con l’aiuto del chimico Caronte, il diavolo più brutto che esisteva. Una volta pronta la pozione si rovesciava a terra o si distribuiva ai fedeli perché ne facessero il miglior uso.

Nei testi si legge che l’unguento era composto di olio dove era fatto bollire un rospo, una lucertola a due code, una forbicina, un cuore di gatta nata nella notte di San Giovanni e un pezzo di cordone ombelicale di una bimba nata nella notte di San Pietro.

Le streghe potevano entrare nelle case delle persone a cui volevano nuocere. Questo il motivo per cui all’ingresso delle case anticamente si ponevano dei sacchi di sale o delle scope di saggina. Infatti, secondo la leggenda le streghe una volta in casa si sarebbero fermate a contare le pagliuzze della scopa o i grani di sale, senza poterne venire a capo.