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Duke ellington e l’esibizione al Carnegie Hall di NY

Duke Ellington, il ” Duca” del Jazz e la sua prima esibizione al Carnegie Hall di New York.

 

La sala era pregna di storia, costruita nel 1890 dal Filantropo Andrew Carnegie fu teatro di un grande concerto diretto da niente po’ po’ di meno che Pëtr Il’ic Čaikovskij.

Insomma una delle sale concertistiche più prestigiose al mondo per il numero di famose esibizioni eseguite.

E proprio lì nella nella 7th avenue di New York, il 23 Gennaio del 1943  il Jazz vi entrava accompagnato dal ” Duca ” del Jazz, Duke Ellington e la sua famosissima orcherstra. Un concerto organizzato per raccogliere fondi in favore dell’Unione Sovietica. E la presenza di musicisti jazz di colore, non era di certo una questione che avrebbe lasciato indifferenti, dati i delicatissimi equilibri interraziali negli States. 

Sta di fatto che il concerto di Duke Ellington fu pubblicizzato grandemente dalla stampa, e tantissime furono poi le recensioni di contrasto.

Che in fondo, lo stesso Ellington attendeva.

Molti furono i critici che disquisirono su quell’esibizione. Ellington era lì, con il portamento ‘regale ‘ che lo contraddistingueva, un duca della musica che raccontava la storia dei neri americani, ad un pubblico prevalentemente di bianchi esperti di musica classica e che non era più tanto sicuri di quel che stessero ascoltando quando Duke cominciò a mescere insieme timpani, ritmi africani, violini e infine swing.

Ma Black, Brown and Beige, era innovazione pura, anticipatrice di motivi di lotta sociale che sarebbero poi esplosi un decennio dopo. Stando alle parole dello stesso Duke la suite sarebbe stata ‘ partorita’ dietro le quinte un mese prima dall’esibizione al Carnegie Hall, si sedette al pianoforte e nel buio compose quella che ad oggi è una delle suite più famose di Ellington.

Duke ebbe il merito di saper osare, di avere il talento necessario anche per stemperare con classe e professionalità il verbo caustico della critica e dell’odio razziale.

Parafrasandolo se un musicista conosce ciò che fa, e lo fa con una storia, conoscendo armonia e swing non esistono limiti. Né geografici, né tanto meno razziali.