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Terni: nel 1564 accadeva la strage dei nobili

La città di Terni sorge su una pianura alluvionale tra il fiume Nera e il torrente Serra, abitata già nell’età del bronzo e del ferro, come testimoniano numerosi rinvenimenti. Non si sa moltissimo, ma sappiamo che alla fine del XIV secolo cadde sotto la signoria di Andrea Tomacelli, uno dei fratelli del papa Bonifacio IX, che la fortificò contro le espansioni dei Visconti.

Fra il 1408 e il 1415 fu occupata dalle truppe di Ladislao I d’Angiò, che la sfruttò per le sue operazioni contro Spoleto. Fra il 1444 e il 1448, prima Eugenio IV, poi Niccolò V modificarono gli statuti comunali ed introdussero a Terni il Governatorato, dando così un potere centrale all’amministrazione pontificia.

Nel luglio del 1527 Terni accolse i Lanzichenecchi, di ritorno dal sacco di Roma, e si schierò poco dopo con i Colonna nella lotta che oppose Paolo III a gran parte della nobiltà dello Stato, riluttante ad accettare l’autoritarismo della Curia.

In questo periodo nacquero guerre interne tra nobili e borghesi, che precipitarono nel sanguinoso episodio del 25 agosto del 1564, quando avviene la strage dei nobili da parte della fazione dei banderari, cioè borghesi, piccoli artigiani e commercianti che avevano una loro rappresentanza all’interno del “consiglio comunale”. Fu soffocata dalla repressione del commissario apostolico, il cardinale Monte Valenti, inviato da papa Pio IV.
La repressione fu volutamente violenta per permettere al Papa di imporre una volta per tutte la sua autorità.

Iniziò un’epoca di circa due secoli, in cui Terni, trovò in Roma un punto di riferimento.
Importanti personaggi dell’arte e della cultura approdarono, da Roma, a Terni: Antonio da Sangallo il Giovane per dirigere i lavori della cava paolina alla Cascata delle Marmore e proprio a Terni trovò la morte; Jacopo Barozzi da Vignola e Carlo Fontana per la riedificazione del Ponte Romano, Carlo Maderno per la cava clementina e Girolamo Troppa come decoratore di ville e palazzi cittadini.