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Sycamore, il computer quantistico di Google

L’esperimento svoltosi tra Germania e Stati Uniti, coordinato da Google ha portato a risultati senza precedenti; con la risoluzione di un operazione in poco più di tre minuti rispetto al tempo che avrebbe impiegato un computer tradizionale, il computer quantistico è una realtà molto vicina.

I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati su Nature dal gruppo del fisico John Martinis, di Google e dell’Università della California a Santa Barbara a cui si aggiungono anche la Nasa, il California Institute of Technology (Caltech) e, per la Germania, università di Aachen e Centro Jülich.

Per meglio spiegare l’entusiasmo dietro tali risultati bisogna sapere che il computer quantistico è un dispositivo per il trattamento e l’elaborazione delle informazioni che, per eseguire le classiche operazioni sui dati, utilizza i fenomeni tipici della meccanica quantistica, come la sovrapposizione degli stati e la correlazione quantistica.

Quindi questi computer vanno a sfruttano le bizzarre proprietà del mondo degli atomi per aumentare le capacità di calcolo.

Augusto Smerzi, dell‘Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ino) dichiara: “E’ un passo significativo verso la cosiddetta supremazia quantistica, ossia della capacità di questi computer di svolgere un compito che a un computer tradizionale richiederebbe un tempo lunghissimo, che può anche andare oltre l’età conosciuta dell’universo.

Gli autori che hanno preso parte allo studio hanno realizzato un programma, una sorta di gioco matematico, che non ha ancora nessun tipo di applicazioni e che il computer quantistico di Big G, chiamato Sycamore, ha risolto in poco più di tre minuti.

Tutto questo è però merito di un processore con 53 qubit, le unità di informazione di base di questi computer futuristici.

Smerzi infine dichiara che: “Il risultato è di fondamentale importanza. Dimostra infatti per la prima volta  che un dispositivo quantistico può effettuare operazioni in tempi significativamente più brevi di quanto possano fare i computer tradizionali più potenti attualmente a disposizione.

Dopo la pubblicazione sulla rivista Nature, non sono mancate le polemiche.

Infatti, la stessa rivista in cui è stata riportata la scoperta, rende note sul suo sito quelle sollevate dalla Ibm, secondo cui, il suo supercomputer tradizionale più potente, chiamato Summit e delle dimensioni di un di basket, avrebbe potuto risolvere il problema in soli due giorni e mezzo e non in 10.000 anni.