di Lucia Palermo
I mercati rionali di Napoli sono una tappa necessaria per chi vuole conoscere la vera anima della città.
A renderli unici sono senza dubbio il linguaggio colorito dei commercianti e i profumi dei prodotti tipici locali, ma ancor di più la presenza dei cartelloni colorati con le offerte e gli slogan più divertenti.
Vivaci e appariscenti, donano ai banchi frutta quel tocco di brio napoletano che contagia e non passa inosservato.
Ebbene, proprio questi cartelli sono frutto di una sola mano, quella di Pasquale De Stefano, l’ultimo numeraio.
Il suo è un mestiere antico, intrapreso da suo nonno per esigenza: “molti commercianti dell’epoca non sapevano scrivere, e serviva qualcuno che scrivesse i prezzi da esporre al pubblico”; che si è tramandato fino a lui, diventando arte: “oggi i miei cartelli sono richiesti anche da ristoranti, hotel, grandi brand e turisti”.
Lavora in un basso-bottega che affaccia sulla strada e che un tempo è stato casa sua: “Sono nato qui, e ho vissuto in questo posto con i miei genitori e 7 fratelli”. A raccontare quel passato ci sono delle fotografie e un cartello in lire, appesi alle pareti.
Per raggiungerlo bisogna avere calma, occhi attenti e addentrarsi in quel labirinto di vicoli che è ‘o Buvero, il Borgo Sant’Antonio Abate. Saranno proprio i suoi cartelli, disseminati qua e là come le molliche di Pollicino, a condurci da lui in vico Finale.
Pasquale oggi è un settantenne che ama il suo lavoro, cura ogni cartello nei minimi dettagli, giocando con i colori finché il risultato non lo soddisfa. Così, anche se la mano che scrive resta sempre la stessa, ogni targhetta diventa un’opera d’arte unica.
Questa tradizione sembra però destinata a finire: “perché ci vuole tanto tempo e pazienza, io ho iniziato sin da piccolo”. Nessuno ha infatti raccolto la sua eredità, Pasquale lavora da solo, con la radio a tenergli compagnia.
La globalizzazione, i suoi ritmi veloci e serrati, ed il consumismo sfrenato stanno sempre più distruggendo l’artigianato, e con esso tutte quelle eccentriche peculiarità che conferiscono a Napoli un fascino unico nel suo genere.
Ecco perché in una città che è perfetta sintesi di sacro e profano ci si augura che l’arte del signor Pasquale, come tante altre, vengano preservate come le cose divine: in eterno.