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Operazione Desert Fox, il letale attacco all’Iraq di 23 anni fa

Nel corso della storia sono state tante le campagne militari le quali hanno scaturito dei conflitti o comunque hanno avuto un impatto notevole. Conseguenze nefaste, perdite umane ed un astio tra determinati paesi sempre più in crescita: ipotizzare degli aspetti positivi pare davvero complesso. Per questo motivo, alcune azioni belliche sono rimaste impresse nella mente degli individui per la smisurata intensità, la violenza utilizzata e il sangue versato. Emergono sicuramente le ripercussioni negative scaturite dall’Operazione Desert Fox, evento avvenuto oggi 16 dicembre, ma di 23 anni fa.

Si tratta di un attacco militare autonomo effettuato dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, svolto precisamente nel giro dei tre giorni tra il 16 e il 19 dicembre 1998. L’Iraq è stata la vittima delle manovre belliche dei due avversari. Il nome dell’operazione deriva dal numero sproposito, circa dodici, delle incursioni programmate dagli USA dal 1991 agli inizi del nuovo millennio in quel territorio dell’Asia occidentale. Un episodio rilevante, divenuto simbolico per lo stato iracheno, inciso nel cuore lancinante di quel popolo.

Desert Fox, un’operazione militare dagli scopi ben precisi

La Desert Fox è stata un’operazione militare davvero importante per la storia mondiale. Sicuramente non giustificati, ma sia Stati Uniti sia Regno Unito hanno avuto le loro giuste cause per bombardare l’Iraq. E l’obiettivo principale, difatti, era limitare il potere del noto leader politico Saddam Hussein in terra irachena.

Il vaso di Pandora, però, fu aperto con l’Iraq Liberation Act, stipulato il 31 ottobre 1998 da Bill Clinton, presidente statunitense di quel tempo. Il concordato decretava lo stanziamento di alcuni fondi da consegnare agli oppugnatori del militare iracheno per far crollare il suo dominio ed istituire una democrazia.

Escludendo la condivisione dell’attacco e quindi il consenso dell’opinione pubblica, non mancarono, tuttavia, neppure dei pareri contrastanti sia in patria sia oltre i confini americani. Prima del bombardamento, gli Stati Uniti, però, avrebbero avuto bisogno di alcune basi militari da sfruttare per il bombardamento; ed inizialmente il Bahrein, gli Emiratis Arabi Uniti e l’Arabia Saudita non accettarono le disposizioni del paese a stelle e a strisce per avere tale funzione all’interno dell’operazione. Ma la mansione di Bill Clinton era necessariamente da attuare: l’annientamento delle armi irachene era una prerogativa essenziale per garantire un certo tipo di equilibrio.

Le ripercussioni gravi non hanno coinvolto soltanto il territorio e la popolazione iracheni, ma anche la politica e le scelte future dello stato. L’interruzione dei rapporti tra l’Iraq e le Nazioni Unite è stato repentino, ma il paese permise ugualmente agli ispettori dell’ONU di ispezionare la nazione asiatica. Ma quest’ultimi erano delle spie degli USA; in seguito, dunque, la rottura fu consequenziale.