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“Mi chiamo Francesco Totti”, il nuovo documentario

Mi chiamo Francesco Totti” è il titolo del documentario sull’ex Capitano della Roma, presentato alla Festa del Cinema e disponibile dal 19 ottobre tramite Vision Distribution. Dopodiché passerà su Sky e sulle piattaforme di streaming.

Alex Infascelli, il regista di questo prodotto (nonché co-sceneggiatore, insieme a Vincenzo Scuccimarra), racconta così l’avvicinamento con il famoso calciatore: “vedendo il volto di Francesco sulla copertina dell’autobiografia che ha scritto assieme a Paolo Condò, e da cui siamo partiti come spunto, io ho subito pensato che senza di lui il film non avrei potuto farlo. Non avrei potuto raccontarlo senza andare da lui e conoscerlo come uomo. Appena ci siamo incontrati io gli ho detto che di calcio non so niente, e lui mi ha risposto ‘sei perfetto’. E da lì abbiamo iniziato a duettare, e lui si è messo completamente a disposizione: perché era maturo, era pronto e aveva voglia di fare questo tipo di percorso. Io mi sono solo trovato al posto giusto nel momento giusto.”

Il produttore dal quale è partita l’idea è stato Lorenzo Mieli. Infascelli commenta in questo modo la presenza di Mieli: “non avrei affrontato questa avventura, questo film particolare e rischioso, se non avessi avuto a fianco qualcuno di cui non mi fidavo completamente”. Il film è da lui definito “particolare” perché “osservando topicamente una cosa conosciutissima come Francesco rimbalzano narrativamente verso tutta una città, verso quelli che conoscono Francesco, i romanisti e i romani. Avevo bisogno di isolare una relazione, e questa relazione è quella tra Francesco e Roma, quella dell’amore tra lui e la città che raccontiamo e che lo racconta.”

Il registra, prima di coinvolgere Francesco Totti (che ritiene, a tutti gli effetti, co-regista) nella realizzazione del film, gli ha offerto già una base: una struttura filmica in tre atti, a partire dalla notte prima del suo addio al calcio. Dunque Francesco s’inserisce in una fase già avanzata e, attraverso la sua ricostruzione e rianalisi delle immagini fornite – ovvero grazie al suo flusso di coscienza – ha arricchito sempre più il documentario “Mi chiamo Francesco Totti”.