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Leggende Napoletane

Napoli, si sa, è una città dal fascino enorme, bella a tal punto da far scrivere di sé dai giornali di tutto il mondo, persino dal famoso New York Times. Paesaggi fantastici, buona cucina, Folklore percepibile in ogni vicolo della città e un grandissimo cuore del popolo partenopeo fanno di Napoli la cosiddetta città ‘viva’.

Ma Napoli è ‘viva’ anche perché circondata da un fitto alone di mistero che oscilla tra leggenda e verità. Nella cultura popolare partenopea sono tantissime, infatti, le storie che si raccontano tra le generazioni più ‘vecchie’ e le leggende che si tramandano sui libri che vengono persino studiati all’università. Napoli è, dunque, un grande teatro che dà la possibilità di andare in scena alle più svariate figure professionali e non: studiosi, antropologi, etnologi, archeologi, storici, scrittori e semplici appassionati sono solo alcune delle figure che si nutrono della storia e delle storie della città di Partenope.

La più famosa tra tutte le leggende è certamente quella del Munaciello che, in napoletano, significa ‘piccolo monaco’. Si tratta di uno spiritello molto bizzarro e temuto dal popolo napoletano a causa del suo comportamento sempre imprevedibile. Si dice che ad un suo atteggiamento dispettoso vada associato un benevolo lascito in moneta ma, attenzione, non parlatene con nessuno nel caso dovesse accadere proprio a voi se non volete che il munaciello si accanisca contro di voi. Ma da dove ha origine questa curiosa leggenda? Esistono due versioni differenti a riguardo. La prima, bonaria,  secondo la quale il ‘piccolo monaco’ viene associato all’antica figura dei ‘pozzari’, antichi gestori dei pozzi d’acqua della Napoli sotterranea. La leggenda narra, infatti, che i pozzari avevano facile accesso ai piccoli cunicoli che collegavano le case ai pozzi e che facevano i dispetti ai proprietari quando questi non li pagavano per il lavoro svolto; la seconda, invece, descrive il munaciello come una figura demoniaca in veste di frate che tenterebbe di comprarsi l’anima delle persone attraverso piccoli o grandi doni. Questa seconda versione nasce da una storia d’amore tra due giovani che risale al 1445. Una storia, però, finita in tragedia in quanto lui fu assassinato e lei rinchiusa in un convento all’interno del quale diede alla luce un bambino malformato che fu adottato dalla suore e vestito sin da piccolo con abiti monacali e con il cappuccio per fare in modo che le sue deformità venissero mascherate. Per le strade di Napoli veniva chiamato proprio munaciello e, alla sua morte, gli vennero affidati da subito poteri magici e fu associato alla parte cattiva dell’anima umana.

Ma c’è un’altra leggenda, dai tratti sicuramente differenti a quella appena descritta, che ha sempre alimentato i racconti dei nonni dei napoletani, quella della ‘Bella ‘Mbriana’, una principessa che aveva perso la ragione a causa di un amore infelice e girava per i vicoli della città come un’ombra. Si racconta che il padre, il Re, per proteggerla era solito lasciare dei doni alle famiglie delle case in cui la principessa veniva accolta. Proprio per questo, la bella ‘Mbriana viene vista come lo spirito della casa e pare che protegga l’abitazione in cui dimora. Ma, anche qui, bisogna fare attenzione. Può diventare spietata con i suoi nemici. Per questo non parlate mai di trasloco in sua presenza e mantenete la casa pulita, la bella ‘Mbriana adora gli spazi puliti e ordinati. Un tempo si usava addirittura mettere a tavola una sedia in più per consentirle di entrare e riposarsi. Perciò attenzione a non renderla irrascibile se non volete che scateni la sua ira su di voi.

Queste appena raccontate sono solo alcune delle storie che si tramandano da generazioni. La cultura popolare napoletana, infatti, è ricca di antiche leggende, che vi consigliamo di ricercare. Basta pensare alla leggenda di Palazzo Donn’Anna, a quella di Donn’Albina, Donna Romita e Donna Regina, oppure alle storie legate alla Basilica di San Lorenzo Maggiore o, ancora, alle storie di fantasmi, come quello di Maria d’Avalos. Quella che scoprirete è una Napoli diversa, ancora più affascinante per certi versi oppure, per i più ‘deboli di cuore’, più tenebrosa.