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La Basilica del Sapere: San Domenico Maggiore

La basilica del Sapere… Si entra nel complesso di San Domenico Maggiore, e il profumo della storia già ci avvolge: torniamo alla metà del 1200, quando alcuni frati domenicani, per volere di papa Alessandro IV, prendono possesso della precedente Basilica Benedettina. Nel tempo, tra i più grandi uomini del pensiero e della cultura furono protagonisti della vita della Basilica: San Tommaso d’Aquino, di cui restano ancora qui presenti alcune reliquie, e, da vedere assolutamente, la cella del Santo, Il piccolo rifugio dove la spiritualità del filosofo di Dio ritrovava la sua dimensione più interiore. Poi, ricordiamo, tra gli studiosi che frequentarono la Basilica, Giovanni Pontano, Tommaso Campanella e Giordano Bruno. Ritornando alla basilica, essa esprime compiutamente la sua magnificenza: le cappelle sono addirittura 27, e le opere pittoriche visibili camminando lungo le navate sono di un livello artistico da far tremare le vene ai polsi: tele di Luca Giordano, Belisario Corenzio, Francesco Solimena, Pacecco De Rosa, Mattia Preti. Se solo si pensa anche a quante tele di immenso valore c’erano in questa chiesa e poi sono state trasferite, e quante invece sono state persino trafugate, ci si rende conto di quanto sia stata e sia ancora notevole la valenza culturale della chiesa stessa e dell’intero complesso di San Domenico Maggiore. Nel silenzio mistico, d’un tratto, alla nostra destra, una grande porta ci conduce alla Sacrestia. In questa grande sala rettangolare, ornata di opere di Solimena e di Santafede, il nostro sguardo si sposta verso l’alto, verso un ballatoio a mezzo altezza, e lì alloggiano oltre 40 sarcofagi, dove riposano, mummificate, varie personalità della dinastia regnante nell’epoca quattrocentesca, le Arche aragonesi. Ed ecco che, in un attimo, si rivive quel periodo: sembra di rivederli apparire da un momento all’altro: Ferrante d’Aragona, Isabella, Fernando D’Avalos, e tanti altri. In pochi passi si entra nella sala del tesoro, ed è di nuovo emozione: in alcuni enormi armadi d’epoca, troneggiano gli abiti originali degli stessi personaggi delle arche, ed è bellissimo poterli osservare da vicino. Entrare con la voglia di conoscere un tempo passato, e poterlo poi davvero incontrare, rivivere, è un’emozione forte, che invito tutti a provare. E dire che ci siamo fermati solo alla chiesa. In realta si dovrebbe avere il tempo, il modo, di visitare l’intero complesso di San Domenico Maggiore: il convento ad esempio, un altro dei gioielli di questa città meravigliosa, nella quale le storie si intrecciano, così come i momenti diversi e i personaggi. Pensate, per esempio, che una delle cappelle della basilica era di proprietà di Antonello Petrucci, il segretario particolare di Re Ferrante d’Aragona, il cui Palazzo padronale è proprio di fronte alla basilica stessa. Un giorno, il Petrucci si macchiò di alto tradimento nei confronti del re, e fu uno dei protagonisti della famosa congiura dei Baroni, di cui però parleremo in un’altra occasione, magari quando parleremo di un altro storico luogo della città partenopea, il Maschio Angioino. Per adesso, andate a San Domenico Maggiore, fatevi un giro con tanta voglia di apprendere e con tanta voglia di essere rapiti dalla storia, e fatemi poi sapere che emozione avete provato.