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Israele Hamas, l’isolamento di Gaza e gli ostaggi

Continua il conflitto in Medio Oriente: è scaduto l’ultimatum di Hamas, l’organizzazione terroristica palestinese che sabato scorso ha attaccato Israele. Ad Ashkelon, città costiera di Israele, alle 4 del pomeriggio è piovuta una raffica di razzi: una risposta che già era stata annunciata dagli estremisti palestinesi. Le sirene di allarme hanno risuonato in mattinata anche su Tel Aviv. Gli attacchi dell’esercito israeliano sono stati su larga scala contro obiettivi di Hamas e un raid aereo ha colpito il valico di Rafah, situato tra l’Egitto e Gaza.

Hamas si dice pronta a combattere una lunga guerra e ha dichiarato che non tratterà sugli ostaggi fino alla fine del conflitto, ostaggi di varie nazionalità oltre che israeliani: ci sarebbero infatti diversi tedeschi, britannici, statunitensi, francesi, sudamericani e asiatici. Alcuni sono stati riconosciuti e identificati dai video dei rapimenti caricati sui social, mentre altri sono stati ufficialmente indicati come dispersi o morti. Tra gli ostaggi ci sarebbero anche due italo-israeliani, marito e moglie che si trovavano nel kibbutz di Beeri. Gli ostaggi in totale sarebbero almeno 130: cento nelle mani di Hamas, mentre trenta sono i prigionieri della jihad islamica.

Israele si dice pronta all’invasione di terra. Il premier Benyamin Netanyahu afferma che la risposta di Israele “cambierà volto al Medio Oriente”. Ha poi continuato dicendo: “Abbiamo solo cominciato a colpire Hamas e non ci fermeremo. Siamo in guerra per la nostra esistenza”. Nel terzo giorno di guerra il Capo di Stato Maggiore Hertzi Halevi ha inoltre affermato: “È iniziata male per noi e finirà molto male per l’altra parte” riferendosi al devastante attacco di Hamas su Israele che ha visto il lancio di oltre 4.400 razzi che hanno causato 200 vittime e 1.100 feriti.

Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha ordinato l’assedio totale della Striscia di Gaza e l’impedimento di ogni rifornimento, che sia di elettricità, cibo o benzina. “Stiamo combattendo animali umani. Ci comporteremo di conseguenza” queste le dure parole del ministro. Questa decisione ha reso ancora più disperata la situazione della Striscia di Gaza che già vive in condizioni disumane. Si tratta di una delle aree più densamente popolate del pianeta: due milioni e trecentomila abitanti in appena 365 chilometri quadrati. “Chiudere tutto” significa punire tutta la popolazione per i crimini di Hamas e privare 900 mila bambini (quasi la metà della popolazione) di ogni forma di sostentamento. Infatti la Striscia è dipendente dalle importazioni di forniture soprattutto alimentari attraverso i valichi di frontiera con Israele ed Egitto. Gaza dunque sopravvive grazie agli aiuti da 16 anni, da quando Tel Aviv ha imposto il blocco e vietato a quasi tutti i palestinesi di entrare e uscire senza un permesso speciale.