Il culto di Maradona. Da divo a divinità. Diego Armando Maradona è stato un mito del calcio internazionale, e non solo per i tifosi del Barcellona, del Napoli e dell’Argentina. Un mito peraltro molto diverso dagli altri grandi del calcio, che una volta ritiratisi hanno visto con gli anni sbiadire via via le loro imprese, anche a causa dei ricordi sempre più labili di tifosi ormai invecchiati che un tempo li videro giocare.
I miracoli calcistici di Maradona
Con gli anni invece Maradona è diventato una vera e propria divinità in terra, riconosciuta e adorata ben oltre la cerchia dei suoi fan. Nonostante fosse un uomo umile non solo di origini ma anche di carattere.
Avendo ripetutamente dimostrato di non essersi montato mai la testa, mentre gli ambienti che lo circondavano lo hanno fatto sentire, poco alla volta, non solo dio del pallone ma anche un dio in terra.
Da qui l’appellativo ormai celebre di D10S , che in spagnolo significa appunto dio ma che racchiude anche il numero 10 della sua famosa maglia.
A lui si chiedeva sempre di fare qualcosa di straordinario. Di fare dei miracoli, proprio come se fosse una divinità. Al di là del riscatto dei popoli più poveri che si riconoscevano nel ragazzo cresciuto nella periferia più degradata di Buenos Aires, senza luce né acqua.
Al di là del riscatto dell’Argentina contro l’Inghilterra al tempo della guerra per le isole Falkland. Al di là infine del riscatto di Napoli, squadra finalmente vincente contro i grandi club del Nord e città finalmente vittoriosa sui pregiudizi e i luoghi comuni. Tutti autentici miracoli.
Ma se tutti gli chiedevano di continuare ad essere Maradona, a un certo punto era lo stesso Maradona che era ormai stanco di esserlo , o di farlo. E desiderava soltanto di essere lasciato in pace come uno qualunque.
Dal paradiso all’inferno
E inconsciamente Diego ha assorbito le continue pressioni che subiva dimenticando (lui certo, ma sopratutto chi gli era accanto e intorno) che si trattava pur sempre di un uomo, coi suoi pregi e i suoi difetti. Senza mai ricordargli, e senza che lui se ne ricordasse, che prima di tutto era un uomo.
Di qui la discesa agli inferi della vita dopo aver toccato gli apici. La cocaina nell’ultima fase della carriera di calciatore, e la tossicodipendenza dopo il ritiro. Gli ambigui rapporti con ambienti camorristi e i problemi con il fisco.
Per non parlare delle infelici esperienze come allenatore nonché delle sue idee politiche alquanto contraddittorie. Sin da giovane si considerava filo-comunista ( aveva un tatuaggio di Che Guevara e flirtava con Fidel Castro) ma ad un certo punto appoggiò la campagna elettorale del Presidente argentino Menem, peronista di destra.
Per non parlare del suo viscerale antiamericanismo. Festeggiando il 41° compleanno, Maradona si vestì da Bin Laden. Nessuna sorpresa, dato che intervistato sugli attentati dell’11 Settembre aveva dichiarato: “Osama Bin Laden è il nostro idolo. L’unico che può dire ‘Ammazzerò questi americani figli di puttana che opprimono il mondo’”
Dall’inferno al paradiso
La Chiesa di Maradona (Iglesia Maradoniana ) è una pseudoreligione goliardica fondata a Rosario (in Argentina) nel 1998, il giorno del trentottesimo compleanno del calciatore, da due giornalisti che poi la resero di dominio pubblico tre anni dopo.
Diffusasi rapidamente un po’ ovunque, conta attualmente oltre 800.000 seguaci tra i quali altri calciatori famosi ( tra questi Ronaldinho e Lionel Messi)
Ma il culto di Maradona a Napoli è un fenomeno a sé , che dilaga inarrestabile da alcuni anni (e accentuatosi dopo la sua morte ) e che associa la passione per il calcio a un’adorazione quasi religiosa. Di qui il proliferare in tutta la città , ma soprattutto nei quartieri popolari, di tempietti, pseudoreliquie, altarini dedicati al grande calciatore.
Ormai Napoli è diventata la meta di un pellegrinaggio sportivo-religioso che vede frotte di appassionati , ma anche di turisti, inerpicarsi per la salita di via Emanuele De Deo , traversa di via Toledo, per giungere nel cuore dei Quartieri Spagnoli fino alla piazzetta ribattezzata Largo Maradona. Fino al celebre murales, alla statua in bronzo e al vicino Museo dedicato a Diego.
Con l’asso argentino ormai trasformato in un’icona profana, il cui culto ha surclassato perfino quello secolare di San Gennaro. E i numeri dei pellegrini fanno concorrenza a quelli dei pellegrinaggi nelle tradizionali mete del turismo religioso campano, da Pompei a Montevergine, dalla Madonna dell’Arco a Materdomini.
Il culto di Maradona. Da divo a divinità.
Idolo o idolatria? I confini sono alquanto sfumati. Vedere le immagini di Diego in molte edicole votive lascia da una lato sorpresi, e molti sorridono considerandolo un fenomeno soprattutto turistico-commerciale, che a che fare col proverbiale umorismo e folklore napoletani.
Dall’altra non pochi storcono il naso , in quanto non sottovalutano la forza dirompente di questo strano culto laico-religioso. Che tuttavia ha portato molto benessere , e di portata non trascurabile, non solo ai Quartieri Spagnoli, ma a tutta la città. Un altro miracolo di Diego.
Molti turisti vanno prima a vedere il murales, poi gli altri luoghi più famosi. E il giro di affari collegato a questo strano culto è vertiginoso. Le autorità civili sono impegnate a regolamentare al meglio il fenomeno. Ma le autorità religiose? Silenzio tombale, forse imbarazzato e comunque imbarazzante, come se la questione non riguardasse la sfera ecclesiale. In apparenza effettivamente è così, ma lo è anche nella sostanza ? Forse è per questo che la Chiesa romana, ma anche quella napoletana, tacciono chiudendo un occhio sulle esagerazioni? Ma come si sa, chi tace acconsente.







