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Golpe in Sudan: arrestato il Presidente Al-Bashir

Dopo giorni di proteste e tensioni il golpe in Sudan ha avuto successo. E’ stato in mattinata arrestato il Presidente del paese centrafricano Omar Al Bashir, in carica da ben 30 anni.

Il golpe è stato congegnato dalle più alte cariche dell’esercito nazionale. La decisione di far cadere questo governo tanto longevo è scaturita dalla durezza dei metodi con cui il “sergente di ferro” Al Bashir è stato solito condurre il Paese.

Ciononostante quella appena sopracitata non può definirsi come unica causa del tracollo di Al-Bashir. Tra le proposte governative più impopolari è giusto ricordare la riduzione del costo dei beni di prima necessità, acqua e pane su tutti, in una nazione che ordinariamente da anni è flagellata dall’inflazione il cui picco sfiora il 45%.

Ne va da sé che, come dichiarato dal generale sudanese Abdul Fattah-al Burhan, il presidente in carica aveva “perso le redini del controllo e pertanto l’intervento militare si è dimostrata essere l’unica alternativa possibile prima del baratro”.

Fattah-al Burhan è stato tra i primi ufficiali dell’esercito sudanese ad appoggiare la popolazione esausta e preoccupata la quale si è riversata in strada attorniando il Palazzo del Governo.

La risposta di una frangia militare fedele al Presidente ha risposto sparando sui manifestanti, sintomo evidente di una situazione critica in atto e di una politica non volta al dialogo e tantomeno avente spirito democratico.

La svolta ha avuto luogo nel momento in cui la protesta è stata temporaneamente deviata presso le principali caserme di Darfur, capitale del Sudan, dove buona parte dei militari si è unita senza troppi indugi alla già inferocita folla.

In poche ore il Palazzo era attorniato da civili e militari in assetto da combattimento e a gran voce il popolo ha chiesto la deposizione di Al-Bashir.

I militari hanno celermente preso possesso degli organi di diffusione di massa, televisione e radio su tutti. E’ stato poi diramato un comunicato che ha certificato l’arresto, senza l’uso della violenza, del Presidente e dei suoi fidi, tra cui figura anche un nome piuttosto noto in quelle zone, quello di Ahmed Mohamed Harun, ricercato dalle autorità internazionali per aver commesso molteplici crimini di guerra in Darfur.

Il Presidente Al-Bashir è stato al termine del golpe costretto agli arresti domiciliari in attesa di conoscere quello che sarà il suo destino. Probabilmente il tribunale gli comminerà il massimo della pena detentiva, ma non è da escludere a priori la sentenza della pena di morte.

Nel frattempo in un quadro socio-politico ed economico drammatico per il Sudan si contano più di 50 morti e oltre 150 feriti come bollettino degli scontri in strada per il golpe.

Le notizie che trapelano in queste ore dall’Africa fanno pensare che il comunicato che verrà diramato via radio al popolo sudanese avrà come oggetto la costituzione di un governo di transizione a carattere militare in attesa di nuove elezioni.

Quello di cui si può essere certi è che il Sudan è finalmente libero dalla tirannia e dall’oppressione.