domenica 13 Ottobre, 2024
20.1 C
Napoli

Articoli Recenti

spot_img

Dante Alighieri: Ravenna, 13 settembre 1321

Dante Alighieri morì a Ravenna, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.

Definito da Boccaccio “un amante della cultura e del sapere”, il Sommo Poeta (nato a Firenze tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265) dedicò tutta la sua vita allo studio.

Oltre alle arti liberali, e cioè la grammatica, la dialettica, la retorica, l’astrologia, l’aritmetica, la geometria e la musica, Dante si volse allo studio della poesia, della filosofia, e fu profondamente affascinato dallo studio della lingua latina.

Tutta la giovinezza di Dante fu segnata dall’incontro con Beatrice, che gli studiosi hanno identificato con una certa Bice, figlia del fiorentino Folco Portinari e sposata con un certo Simone dei Bardi.

In realtà Dante ebbe ben pochi contatti con la donna che però ritroveremo in molte sue opere.

Dante Alighieri fu particolarmente influenzato dallo Stilnovismo e dall’Amore Cortese.

Mentre con il primo si intende un importante movimento poetico italiano sviluppatosi tra il 1250 e il 1310, con il secondo si tratta di un termine creato dal critico francese Gaston Paris nel 1883 per indicare la concezione filosofica, letteraria e sentimentale dell’amore, all’epoca dei trovatori delle corti provenzali, basata sull’idea che solo chi ama possiede un cuore nobile.

Un esempio è dato dalla “Vita Nuova”, un’opera che può essere considerata come il romanzo dell’amore di Dante per Beatrice.

Nell’opera troviamo un linguaggio allegorico e vengono seguite le regole dell’amore cortese, secondo il quale non si deve mai pronunciare il nome della donna amata.

Dante finge di raccontare un’altra donna e a questo punto Beatrice gli toglie il saluto.

Così, da questo momento, l’opera diventa una lode alla donna amata.

Questa parte dell’opera è quella più specificamente stilnovistica.

L’amore non è più una sensazione fisica, ma principalmente un’esperienza di tipo spirituale.

Beatrice perde le sue caratteristiche fisiche per diventare una donna-angelo che avvicina l’uomo a Dio.

Un viaggio spirituale è anche in quella che è l’opera più celebre di Dante Alighieri: la “Divina Commedia”.

La Commedia è divisa in 3 Cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso.

Anche qui ritroviamo Beatrice che accompagna Dante nell’ultima parte del viaggio.

È Beatrice a guidare Dante fino al Paradiso Celeste, allegoria della felicità eterna e del possesso delle virtù teologali (fede, speranza e carità).

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.