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Conclave: il femminile nelle strutture ecclesiastiche del potere

Il nuovo film di Edward Berger, Conclave, sta riscuotendo molto successo tra i premi cinematografici: 6 nomination ai Golden Globe (e vincita come miglior sceneggiatura non originale) e 8 agli Oscar 2025. Si tratta sicuramente di un film che ha fatto molto parlare di sé e che ha destato sia perplessità che apprezzamenti per le sue riflessioni morali e teologiche, ma soprattutto per aver mostrato il lato politico del Vaticano.

L’evento del conclave per eleggere il nuovo papa diventa l’occasione per mostrare che l’aspetto religioso può paradossalmente diventare secondario; su schermo vengono mostrati gli intrighi, le alleanze e gli scandali di figure che dismettono la propria aura di integrità per mostrare un lato non solo più corrotto, ma anche più umano. Certamente il Vaticano con i suoi misteri e le sue ideologie si è reso più volte negli anni materiale prolifico per il cinema: basti pensare a Angeli e demoni (2009) e I due papi (2019).

Con Conclave però il discorso politico è ancora più centrale: durante le votazioni sono sempre più chiari i due schieramenti, l’ala liberale di cui il principale rappresentante è il cardinale Bellini e l’ala conservativa capitanata dal cardinale Tedesco. Due schieramenti che si esprimono in varie occasioni su diverse questioni sociali: dal rapporto con l’Islam a quello con la comunità LGBTQ+, fino a toccare una delle questioni più spinose, la presenza della donna nelle gerarchie ecclesiastiche.

 Conclave: Suor Agnes, un simbolo della donna nella Chiesa

Quest’ultima in particolare è una tematica ricorrente del film che diventa centrale grazie anche alla figura di Suor Agnes interpretata da un’eccezionale Isabella Rossellini che per questo ruolo si è aggiudicata la nomination agli Oscar come Miglior attrice non protagonista. “Anche se noi suore dovremmo essere invisibili, Dio ci ha comunque dato occhi e orecchie” questa l’iconica frase detta da Suor Agnes con la quale denuncerà le colpe di uno dei cardinali favoriti. In Conclave le suore appaiono quasi solo sullo sfondo e appaiono quasi come serve di coloro che hanno diritto di votare, oppure come nel caso di Shanumi, suora proveniente dalla Nigeria, appaiono come vittime silenziose.

La svolta femminista

Questa non è solo finzione cinematografica: nessuna donna viene ascoltata quando si decide il nuovo Vicario di Cristo in terra e le uniche donne coinvolte sono le persone di servizio della residenza Santa Marta, costrette però a prestare giuramento di segretezza. Però sin dallo scorso conclave, avvenuto nel 2013, sta avendo sempre più spazio una svolta “femminista”. I sondaggi tra i cattolici  negli Usa rivelavano già nel 2013 che il 53% era favorevole al sacerdozio femminile.

Un cambio di prospettiva che negli anni è stato incoraggiato da figure come quella di Suor Maria Barbagallo che in occasione dell’ultimo conclave dichiarò: “il nostro servizio alla chiesa è qualificato ma non interessato: avrei voluto dire ai cardinali che le donne nella Chiesa possono fare di più”. Un ruolo quello rivendicato dalla Barbagallo che vada oltre la predicazione e la carità, un ruolo che sia anche decisionale. Altra aggiunta di Suor Maria Barbagallo fu: “se ci fossero donne nei posti di comando, ci sarebbero meno scandali nella Chiesa: abusi sui minori o Vatileaks che siano”.

Anche Suor Maria Triglia, delegata mondiale dei cooperatori salesiani, si è espressa sulla questione rivendicando l’ingresso come teoriche di molte donne nelle questioni teologiche. Sono infatti più di 20 anni che teologhe di tutte il mondo dialogano tra loro con l’obiettivo di affermare la piena dignità della donna, ma anche per contrastare nel concreto la violenza di genere. Una tendenza iniziata con il Concilio Vaticano II che ha reso accessibili le facoltà di teologia alle donne.

Maria 2.0 e Coordinamento teologhe italiane

Da diversi anni si è fatto strada anche un movimento di cattoliche tedesche chiamato Maria 2.0, un movimento che stesso con il suo nome propone “un azzeramento dell’immagine della madre di Gesù come figura sottomessa, silenziosa e obbediente”. Tra le rivendicazioni del movimento c’è la piena uguaglianza delle donne nella Chiesa e la loro partecipazione alle commissioni che indagano sugli abusi nell’ambito ecclesiale.

Altro punto di riferimento è il Coordinamento teologhe italiane fondato nel 2003 da Marinella Perroni. La Perroni si è anche espressa sul rapporto della Chiesa con la figura femminile dichiarando: “La Chiesa ha sempre parlato del femminile, ma vi si è sempre riferita come a una categoria ideale, descrivendo quello che la Donna avrebbe dovuto essere e significare, mentre con il femminismo le donne, nella loro concretezza storica, hanno contestato quella visione “pensata da uomini per le donne” che aveva la pretesa di andar bene per tutti, maschi e femmine. La Chiesa ha negato il confronto, almeno ufficialmente, e ne è derivata un imponente scisma silenzioso di donne dalle parrocchie”.

Sostegno alle vittime di abuso

Le donne nelle gerarchie della Chiesa non sono però solo “serve” inascolate, ma anche vittime. Lo dimostra Anna Deodato, dell’ordine delle Ausiliarie diocesane, con il suo libro del 2016, Vorrei risorgere dalle mie ferite. “Lavoro in una equipe che ascolta e accompagna persone consacrate e giovani in formazione: nei primi anni 2000 ho incontrato la prima persona che era stata abusata in ambito ecclesiale e con lei ho affrontato il lungo cammino di rielaborazione del trauma”. Da quel momento Anna Deodato si è avvalsa dell’aiuto di professionisti esterni, con consulenze psicologiche, mediche, ma anche spirituali “perché un abuso è commesso in ambito ecclesiale l’ultima ferita che rimane è quella spirituale: è il dolore più profondo di cui nessuno parla”. Tuttavia, nell’ambito ecclesiale le persone che chiedono aiuto sono ancora una minima parte.

Conclave e la visione della donna

Queste sono testimonianze che dimostrano che una spinta femminista nel contesto cattolico è di vitale importanza, un contesto in cui le religiose della Chiesa mondiale sono 650mila, mentre gli uomini 400mila. Conclave in fondo vuole proporre una Chiesa nuova che sia al passo con i tempi e ciò lo dimostra anche l’epilogo in cui viene nominato papa il cardinale intersex Vincent Benitez, che si è rifiutato di rimuovere la propria parte femminile. Conclave regala quindi al mondo cattolico femminile uno spiraglio di luce sulla propria condizione, nella speranza che l’uguaglianza femminile nell’ambito ecclesiastico non sia un concetto solo superficiale.