Era morto da due mesi, ma i genitori non hanno dichiarato il decesso, sperando in un miracolo.
Una storia che ha del surreale, difficile da credere, ma che purtroppo è realmente accaduta.
La tragica e macabra scoperta venerdì scorso in Belgio, a Turnhout, una cittadina in provincia di Anversa, nelle Fiandre, come riferisce il quotidiano locale NWS – Flandersnews.
Il ragazzo, di soli quattordici anni, era morto due mesi fa a causa del Covid-19, ma i genitori lo hanno tenuto in casa, sperando in un miracolo che potesse riportarlo in vita.
La polizia è intervenuta a seguito di una segnalazione, e la scena che si è palesata ai loro occhi è stata piuttosto raccapricciante. Il corpo del ragazzo era in evidente stato di decomposizione, posizionato sul proprio letto.
Ad essere indagate sono cinque persone, compresi i genitori che per due lunghi mesi hanno nascosto la drammatica vicenda.
A riferire i dettagli dell’accaduto è Peter Janssens, l’avvocato del padre, ora indagato assieme ad altre 5 persone per averne provocato la morte per negligenza.
Morto da due mesi: i genitori non dicono nulla, sperando in un miracolo
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il ragazzo, ammalatosi di Covid-19 circa due mesi fa, non è stato curato con farmaci, nè con terapie mediche, poiché i genitori essendo molto religiosi, membri di una sorta di congregazione pentecostale, seguono una serie di “dogmi” derivanti dal loro credo.
Il giovane, aggravatosi in pochi giorni, è morto, ed i genitori si sono affidati alla religione confidando in un miracolo.
Il padre non si era mai confrontato con la morte, tanto meno la morte di un bambino. Così si è rivolto alla Bibbia e lo ha tenuto in casa sperando in un miracolo. Per pura disperazione i familiari si sono aggrappati alla speranza che Dio potesse ancora fare qualcosa”, ha spiegato Janssens, legale della famiglia.
Il corpo del ragazzo è stato sequestrato e affidato alla polizia legale per l’esame autoptico; le indagini sulla drammatica storia sono ancora in corso.