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Il granduca di Toscana promulga la Costituzione nel 1848

Leopoldo II granduca di Toscana, è nato a Firenze il 3 ottobre 1797, dal granduca Ferdinando III e dalla principessa Luisa Amalia delle Due Sicilie. E’ morto a Roma la notte dal 28 al 29 gennaio 1870.

Fin dall’inizio del suo regno mostrò di voler governare i suoi sudditi con mitezza, e di voler promuovere opere di pubblica utilità e migliorare l’amministrazione, la finanza e l’istruzione.

Infatti, nel 1828 fece iniziare i giganteschi lavori di bonifica della Maremma di Siena e Grosseto, provvedendo alla costruzione e al miglioramento delle strade di comunicazione fra le provincie del granducato e incoraggiò con utili provvidenze le industrie, specialmente quelle del borace, del rame e del ferro.

Negli anni seguenti Leopoldo II fece ampliare il porto di Livorno, riordinò i tribunali civili e criminali, riformò gli studi universitari e permise che in Toscana si tenessero i congressi scientifici. Infine, diede il suo appoggio alla costruzione di strade ferrate, la prima delle quali, tra Pisa e Livorno.

Oggi, il 15 febbraio di 174 anni fa, il granduca di Toscana Leopoldo II di Lorena, firmava lo Statuto fondamentale, cioè una “moderna” costituzione, inserendo il Granducato nel gruppo degli Stati ordinati secondo i criteri della “nuovissima” monarchia costituzionale. In Italia solo il Regno delle due Sicilie aveva già una costituzione.

Il Regno di Sardegna, con a capo Carlo Alberto, segue l’esempio dei suoi vicini il Regno delle Due Sicilie del Re Ferdinando II e del Granducato di Toscana presieduto del Granduca Leopoldo II, seguito poi dallo Stato della Chiesa di Pio IX.

Il testo finale della Costituzione del Granducato di Toscana si componeva di 83 articoli divisi in 9 titoli e manteneva inalterate molte delle prerogative del sovrano. Il potere legislativo era esercitato dal granduca e dal parlamento.

La firma del sovrano era necessaria per controllare l’operato del parlamento composto da due camere: il Senato, di nomina granducale e vitalizia, e il Consiglio Generale, elettivo su base censitaria. Era di fatto quest’ultimo a costituire la novità più significativa.

Elementi distintivi risultavano il riconoscimento dell’eguaglianza di tutti i sudditi di fronte alla legge e l’accettazione dei vari culti anche se la religione cattolica rimaneva la sola religione di Stato. La pubblicazione dello Statuto venne accolta nelle città toscane da moti di felicità, manifestazioni di piazza e feste pubbliche.