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Edoardo Nicolardi, geniale poeta napoletano del ‘900

Il 28 febbraio del 1878 nasce a Napoli Edoardo Nicolardi, giornalista, poeta e paroliere geniale.

Forse non tutti conoscono il nome di Edoardo Nicolardi, eppure è stato artefice di alcuni tra i più bei testi della canzone napoletana: avete presente “Voce ‘e notte” ? il testo è opera della penna di Nicolardi.

Edoardo nasce in un ambiente già di per sé ricco di cultura, è figlio dell’amministratore del famoso quotidiano ” Il Mattino” e ha quindi l’opportunità di crescere a contatto con ogni sfaccettatura del sapere, tipica di un contesto giornalistico.

La sua istruzione e esperienza gli permettono di cominciare la sua carriera giornalistica all’età di 17 anni, collaborando con testate dell’epoca come ” Il Giorno”, con direttrice Matilde Serao, e il “Monsignor Perrelli”.

Riesce anche a fondare una testata tutta sua, intitolata “Il Re denaro“, un settimanale umoristico, che però viene chiuso poiché non era gradito al partito del Fascismo.

La sua genialità si manifesta maggiormente nelle canzoni, che prende ispirazione dalla vita quotidiana della città partenopea, nella sua parlata popolare, ma anche dalle sue esperienze personali.

Per esempio, il testo della canzone “Voce ‘e notte” prende spunto da un triste evento personale: la donna protagonista del testo è in realtà la donna amata del poeta napoletano, ma sposata ad un altro uomo per volere del padre.

Come ogni poeta che si rispetti, anche Edoardo Nicolardi farà della donna amata la sua “gentilissima” e protagonista del suo scritto.

La sua amata si chiamava Anna Rossi, che all’epoca aveva solo 17 anni, il padre Gennaro Rossi era un ricchissimo commerciante di cavalli da corsa, e non volle concedere la mano di sua figlia al poeta napoletano. Il padre la diede in sposa ad un suo cliente, Pompeo Corbera, che però aveva settantacinque anni.

“In letteratura l’amore realizzato crea i grandi prosatori, perché il sogno d’amore si logora nella vita quotidiana, mentre un amore perduto o impossibile crea i grandi poeti, perché l’amore resta un sogno, inattaccabile, anzi si sublima con il passare degli anni”– affermerà Edoardo negli anni successivi.

Costui morì due anni anni dopo però, così i due amanti poterono coronare il loro sogno d’amore. Edoardo ed Anna si sposarono ed ebbero anche 8 figli. 

Negli anni a venire darà il suo contributo creando altri capolavori della canzone napoletana, come: “Sciuldezza bella” (1905); “Mmiez o grano” e “Tarantella ntussecosa”, scritte nel 1909; “L’ammore a tre”e “Na palurnmella janca”, scritte nel 1910; “L’ammore passaggiero”(1911); “Quanno ‘o destino vo’ “(1912); “Primmo ammore” (1913); “Testamento” (1921); “Surdato ‘e Napule”(1927);”‘E zucculille “(1951). 

Per la stesura della canzone intitolata “Tammurriata nera”, c’è un aneddoto molto simpatico da raccontare: nel 1945 a Napoli ci furono azioni di stupro ad opera di marocchini, Edoardo Nicolardi all’epoca era direttore amministrativo dell’ospedale Loreto, e nel reparto maternità incontrò una giovane ragazza che diede alla luce un bimbo di colore. Quella sera stessa,il suo amico e consuocero E.A. Mario gli disse – “Eduà facimmo ‘na canzone”- e fu così che Nicolardi si mise all’opera per il testo di Tammurriata Nera.

Il testo che ne uscì fuori dimostrò la maestria di Nicolardi, attento a non urtare la sensibilità della giovane. Riuscì a narrare la vicenda senza cadere nella volgarità, e dimostrò una “pietas” artistica, immedesimandosi profondamente nei sentimenti che la giovane madre poteva provare.

Edoardo Nicolardi per il resto della sua vita continuerà a scrivere, regalando al pubblico canzoni destinate ad essere patrimonio culturale della città di Napoli.

Morì il 26 febbraio del 1954 nella sua amata città di Napoli.