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20 anni dai funerali per la strage di Nassiriya

Sono passati 20 anni dai funerali di Stato per ricordare i 19 italiani che sono deceduti il 12 aprile 2003 nella strage di Nassiriya, in Iraq. Alle 10:40 ora locale (8:40 ora italiana), un’autocisterna caricata con 400 kg di tritolo mescolato a liquido infiammabile forzò l’entrata della base militare Maestrale: i due uomini a bordo fecero esplodere la bomba e l’esplosione, con un effetto domino, coinvolse anche il deposito delle munizioni. A limitare di molto danni fu l’intervento del carabiniere Andrea Filippa che era di guardia; Filippa sparò agli attentatori evitando conseguenze che avrebbero potuto essere ancora più tragiche. La base Maestrale fu ridotta a uno scheletro di cemento; anche l’altra sede, Libeccio, a poche centinaia di metri di distanza, venne danneggiata dall’attacco.

20 anni fa a perdere la vita furono 28 persone di cui 19 italiani e 9 iracheni. Tra i caduti italiani vi erano 12 Carabinieri (Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi e Alfonso Trincone), 5 militari dell’Esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro e Pietro Petrucci) e 2 civili (il regista Stefano Rolla che era lì per uno sceneggiato che mostrasse la ricostruzione del paese e il suo cooperante Marco Beci). La camera ardente venne allestita nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano e diversi cittadini giunsero in pellegrinaggio. I funerali di Stato si svolsero nella basilica di San Paolo fuori le mura di Roma, il 18 novembre 2003 e vennero officiati dal cardinale Camillo Ruini. Per rispetto ai caduti venne proclamato il lutto nazionale. Inoltre, dal 2009, il 12 novembre, giorno in cui avvenne la strage, è la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.

I 19 italiani deceduti 20 anni fa, erano in Iraq per una spedizione di peacekeeping chiamata Antica Babilonia. Nel marzo 2003 una coalizione composta principalmente dall’esercito britannico e da quello statunitense, invase l’Iraq per rovesciare il regime di Saddam Hussein, accusato di appoggiare il terrorismo islamista, nonché di volersi dotare di armi di distruzione di massa. Una volta conclusa l’operazione a maggio, l’Onu richiese a tutti i Paesi di sostenere la rinascita dell’Iraq. L’Italia decise di partecipare stanziandosi nel sud dell’Iraq, a Nassiriya. Gli obiettivi principali erano l’aiutare a ripristinare le infrastrutture pubbliche e la riattivazione dei servizi essenziali, nonché il fornire servizi di polizia militare, gestione aeroportuale e attività di bonifica con l’impiego della componente cinofila; infine, i militari in Iraq si occupavano del controllo del territorio e del contrasto alla criminalità.

In seguito all’attentato vennero aperte due inchieste: una delle quali fu avviata dalle autorità militari per verificare che fossero state prese tutte le misure necessarie per prevenire gli attacchi; invece la secondo venne aperta dalla procura di Roma per individuare gli autori della strage. La prima concluse che l’aver posto la base al centro della città senza un percorso obbligatorio a zig-zag fosse stato un errore; invece la seconda inchiesta appurò la natura della carica esplosiva nell’autocisterna.