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Ronaldo: le gesta e il gesto.

Deve proprio tenerci Cristiano Ronaldo a regalare una gioia europea ai suoi tifosi della Juventus e viene quasi da (mal) pensare che il suo processo di juventinizzazione si sia compiuto ed in tutti i sensi con la fantastica tripletta che martedì scorso ha estromesso dai quarti di nobiltà europea gli ex cugini dell’Atletico Madrid del “cholo” Simeone. Quest’ultimo all’andata dell’ottavo in questione si rese colpevole di un gesto che seppure, chiaramente, non rivolto agli avversari (squadra o tifosi bianconeri), non deponeva a favore di cotanto stile giacca-cravatta che i mister attuali amano rincorrere (in questi casi non sarebbero degni di indossare alcunchè di solo minimamente decente, altro che tuta) e che fece indignare tutta la stampa italiana che, giustamente, poneva l’accento sulla mancanza di stile e su un modo di esultare tutt’altro che ortodosso. A poco servono le attenuanti del caso in questione che ci dicono però che gli attributi a cui faceva riferimento il madrileno erano presumibilmente quelli posseduti dai suoi calciatori, che dopo un rigore dato e non più concesso ed un gol che aveva subito lo stesso ineffabile destino, avevano avuto la forza di reagire ancora, riuscendo a segnare il gol della speranza che aveva scatenato il gesto squallido ed improvvido quanto si vuole ma spontaneo e non preventivato dell’esperto allenatore. La commissione disciplinare dell’Uefa ritenne di non intervenire e Simenone ha potuto guidare i suoi nella partita di ritorno allo Stadium, che “ahilui” ha registrato un episodio analogo con protagonista assoluto CR7 . Al divino portoghese non è bastato firmare la strepitosa tripletta che ha chiuso l’incontro 3-0 e ha mandato a casa gli avversari ma ha valutato che fosse giusto ricambiare l'”elegante” gesto magari con gli interessi onde infierire sugli avversari proprio come recita uno dei motti della campagna di sensibilizzazione in Champions League e nella quale appare protagonista pure Cristiano: “not rascism” e “rispect”. A rendere ancora più paradossale l’episodio, sono i giornali del giorno dopo, gli stessi che si erano scandalizzati per Simeone, che si (giustamente) cantano le gesta del lusitano ma pubblicano in prima pagina la foto a caratteri cubitali del gesto imitato ed amplificato del calciatore; come se, in questo caso, fosse la cosa più normale del mondo. Tanto normale forse non lo è stato se in questo caso l’Uefa ha aperto un procedimento al fine di appurare le ragioni di una condotta che sicuramente non esalta i valori dello sport così tanto auspicati dai vertici europei, che punta proprio sul messaggio dei calciatori più importanti che all’occorrenza non devono solo prepararsi alla sconfitta, ma devono saper vincere. Sembra strano ma per qualcuno, qualche volta, può risultare difficile.