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Stragi di migranti etiopi: il rapporto di Human Rights Watch

L’organizzazione non governativa per i diritti umani, Human Rights Watch, ha diffuso un rapporto di 73 pagine in cui le guardie di frontiera saudite vengono accusate dell’uccisione di “centinaia di migranti etiopi e richiedenti asilo” tra il marzo del 2022 e il giugno 2023. Il minuzioso rapporto contiene 350 filmati, immagini satellitari e non, rappresentanti almeno venti stragi, testimonianze verificate dei sopravvissuti e foto di orrende ferite inferte ai migranti che sono state passate al vaglio di medici patologi. “Se commessi come parte della politica saudita” ha denunciato la no-profit newyorkese “questi omicidi devono essere considerati crimini contro l’umanità”. Il dipartimento di Stato degli Usa ha richiesto al governo di Riad l’avvio di un’inchiesta trasparente per accertare le responsabilità riguardo il massacro di centinaia di migranti etiopi che hanno tentato di arrivare in Arabia Saudita attraversando il confine con lo Yemen.

Secondo Human Rights Watch, i migranti etiopi che fuggono dalla guerra e dalla persecuzione costituiscono il 90% dei migranti che cercano rifugio in Arabia Saudita, percorrendo quella che viene chiamata la “rotta dell’est”; si tratta di un percorso molto pericoloso che inizia nel Corno d’Africa, attraversa il golfo di Aden, per poi giungere nella provincia saudita di Jizan attraverso lo Yemen. Attualmente in Arabia Saudita vivono circa 750 mila etiopi.

“Ho visto persone uccise in un modo che non avrei mai immaginato” ha dichiarato una 14enne ai ricercatori dello Human Rights Watch. Dalle testimonianze delle 42 persone intervistate e contenute nel rapporto emergono stragi indicibili e disumane. Ad esempio, è stato riportato che in alcuni casi alle vittime è stato chiesto a quale degli arti preferivano essere colpiti. Le guardie saudite secondo i testimoni si avvalevano sia di armi esplosive che armi automatiche; inoltre avrebbero più volte lasciato andare i richiedenti asilo per poi ucciderli a distanza con colpi di mortai, in una sorta di “gioco al massacro”. Un ragazzo di 17 anni ha addirittura raccontato che le guardie di frontiera hanno costretto lui ed altri a violentare due ragazze sopravvissute, dopo che quelle stesse guardie avevano giustiziato un altro migrante che si era rifiutato.

Un incubo senza fine quello dei migranti etiopi che dopo aver attraversato il golfo di Aden su “navi non idonee alla navigazione”, arrivano in Yemen dove vengono portati a piedi dai contrabbandieri in zone controllate dai ribelli Houthi. A quel punto vengono trasferiti in centri di detenzione dove subiscono abusi e violenze: riescono a uscirne solo quando pagano un riscatto, una “tassa di uscita”, per poi giungere alla frontiera saudita dove si verificano le stragi.

L’Onu, intervenendo sulla questione, ha sottolineato quanto il rapporto sulle stragi di Human Rights sia “molto inquietante”. Allo stesso tempo, il portavoce Stephane Dujarric ha osservato che è difficile “confermare” queste accuse che nel complesso sono “molto gravi”, aggiungendo però che “impedire la migrazione con la canna di un fucile è intollerabile”.