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Pioggia sul Napoli.

Piogge forti nel paese “do’ sole” e non solo di acqua ma anche di fischi: quelli che si sono abbattuti sul pareggio a reti inviolate del Napoli contro il Genoa, sabato scorso, per la solita prova incolore degli azzurri, che pagano, questa volta, una settimana di decisioni scellerate e si congedano alla pausa “nazionali” mancando il risultato pieno, così come contro la Spal, l’Atalanta, la Roma e il Salisburgo. Piove forte sulla tranquillità delle signore Allan, Insigne e Zielinsky al centro di episodi di cronaca – la prima ha avuto la casa svaligiata, la terza l’auto danneggiata- e la nostra città deve fare i conti con il suo alter ego Gomorra, strombazzato ai quattro venti, per quelli che sembrano solo episodi di criminalità fisiologica in una città con due milioni e passa, di abitanti. Piove sul curriculum megagalattico di Carlo Ancelotti firmatario di imprese nobili ma incapace di far innamorare i napoletani al suo calcio senza certezze, al quale, forse mancano i Kakà, i Maldini, i Bale, i Cristiano Ronaldo; gente a cui non bisognava spiegare quasi nulla. Piove a dirotto sulla società calcio Napoli e sul suo presidente Aurelio De Laurentiis sempre vittima della sua stessa logorroica passione per il cicaleccio deleterio, manna per i giornalisti, e vittima di quattro giovanottoni baciati dalla dea “Eupalla”, la divinità del pallone che scorta nel paradiso dei super ingaggi. Piove anche su di loro; i giocatori del Napoli, che dimenticano le priorità del dovere e si “piccano” del piccolo prezzo da pagare per un mestiere meraviglioso; in fondo non si trattava di miniere di carbone, era un albergo a cinque stelle che avrebbe dovuto ospitarli durante questo “fatal” ritiro. Piove infine sui tifosi napoletani che assistono curiosi ai tali fatti inesplicabili e non capiscono da che parte si trova il giusto, la ragione. Non tutti si rendono conto che i personaggi che ruotano intorno al calcio – giocatori, dirigenti, allenatori, procuratori- sono tutte “micro-aziende” che legittimamente creano profitti e raramente si lasciano sedurre dai colori delle bandiere; sono altresì, professionisti che possono pure sbagliare. Il fatto che guadagnano tanto non li esonera dal commettere errori e questo è un ottimo motivo per non drammatizzare un comportamento sbagliato, una prestazione o un campionato finito male. Mettiamoci poi, nel caso della squadra partenopea, che non può piovere per sempre e che prima o dopo il sole deve per forza tornare a splendere. Tutto sta a saperselo godere.