Mentre il resto d’Italia per Santo Stefano si accinge a mettersi a tavola per consumare un pasto leggero dopo l’abbuffata della vigilia e del Natale, per Napoli Santo Stefano è un altro giorno per piatti ricchi e saporiti.
Un altro giorno di festa, che merita il giusto onore!
Il primo martire della religione cattolica va giustamente festeggiato, con un menù tipico che inizi con l’antipasto e termini con il dessert.
Non meno di 2000 calorie per rendere omaggio a Santo Stefano, per poi trascorrere quattro giorni più soft in attesa del cenone del 31.
Alla dieta poi c’è sempre tempo per pensarci, ma le feste natalizie sono Sacre sia in Chiesa che a tavola.
E allora via con l’antipasto. Un prelibato misto di affettati e salumi, meglio se nostrani e D. O. P.. Immancabili poi le conserve di verdure!
Si prosegue con un primo tutt’altro che leggero : “e manfredi cu ‘a ricotta”.
Questo piatto ha origini molto antiche. La tradizione narra che furono preparate nel 1250 per onorare il Re di Sicilia, Manfredi di Svevia. Il re, in lotta con il papato per il dominio dell’Italia meridionale giunge nel Sannio, dove viene accolto dalle genti del luogo con questo piatto luculliano, il cui ingrediente di base era il formaggio preferito del sovrano, la ricotta. L’aggiunta del pomodoro al piatto avvenne in un secondo momento.
Se il primo è condito con il pomodoro, non può mancare il ragú e di conseguenza, il secondo sarà la carne usata per il condimento.
Arriva il contorno!
Un piatto immancabile sulle tavole napoletane é la scarola ‘mbuttunat ovvero la scarola imbottita alla partenopea. L’etimologia del termine ha una derivazione tardo latina: ‘escarius‘ che significa semplicemente commestibile. Definire solo commestibile questo alimento sminuisce notevolmente le qualità organolettiche della “cichorium endivia“. Tuttavia, le capacità delle cuoche partenopee, hanno reso un piatto semplice un’eminenza culinaria della tradizione.
Ultima portata i dolci.
Buon appetito a tutti!