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Povere Creature! o la scoperta della sessualità: il film e l’analisi

Il nuovo film di Yorgos Lanthimos ha riscosso un certo successo in tutto il mondo e l’Italia non ha fatto eccezione: in pochi giorni ha sfiorato i 2 milioni di euro di incassi. Povere Creature! è stato molto apprezzato anche dalla critica, motivo per il quale ha collezionato una sfilza di riconoscimenti, vincendo due Golden Globe (come Miglior film commedia o musicale e Migliore attrice in un film commedia o musicale per Emma Stone) e ottenendo ben 11 candidature agli Oscar 2024. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray del 1992 e la sua realizzazione è fortemente legata all’incontro del regista con l’autore del libro, il quale ha deciso di discutere del suo testo portando Lanthimos in giro per i luoghi del romanzo. Il regista greco era infatti rimasto ammaliato dal romanzo di Gray, in particolare dalla feroce critica sociale e dalle atmosfere gotiche e vittoriane, sempre in contatto con il fantastico. Di fatto il film riprende le atmosfere e i temi del romanzo, tra cui quello della scoperta della sessualità, dell’assurdità delle convenzioni sociali e della morale, tematiche che vengono affrontate attraverso l’ampio discorso dell’emancipazione femminile. Povere Creature! è un film originale e fuori dagli schemi che si fa carico di diverse suggestioni culturali e letterarie per trasmettere allo spettatore un messaggio di forte attualità.

L’impronta autoriale è più che evidente: il passaggio dal bianco e nero al colore estremamente saturizzato, le inquadrature e la musica che a tratti con eleganza e a tratti in modo grottesco segue i movimenti della protagonista. “Cerco di sperimentare – ha spiegato Lanthimos – potrei in futuro fare qualcosa di molto semplice perché la storia lo richiede ma in questo film ho voluto creare un mondo per Bella, per i suoi occhi e questo ci ha portato a creare tutto in studio e filmare in modo accentuato, il bianco e nero, il colore, tutto in modo diverso”. In alcune scene i colori risultano “ingombranti”, eccessivamente saturi e arrivano a stancare l’occhio con la loro potenza, ma il tutto è finalizzato alle sensazioni e alle emozioni che la scena vuole trasmettere: ad esempio in quella iniziale c’è una forte prevalenza di un blu cupo che sottolinea proprio la tragicità del momento, oppure in quella ad Alessandria, lo schermo si tinge di giallo ocra che rafforza la nausea della tragedia umana che Bella si trova davanti. Molto sperimentale, inoltre, il ricalcare nella prima parte del film (quella in bianco e nero) lo stile dei vecchi film d’inizio ‘900. Così come il romanzo di Gray, il film di Lanthimos si avvale di un’ambientazione vittoriana, ma che poi viene rinnegata dal costante e dirompente surrealismo con la carrozza a motore con la testa di cavallo, l’abbigliamento di Bella di cui nessuno si stupisce davvero (a creare più scalpore è il suo modo di comportarsi, in aperta opposizione alle norme sociali) oppure la struttura della città di Alessandria dove ci sono scale che non conducono da nessuna parte (simbolo della mancanza di comunicazione tra i borghesi benestanti e la fascia povera della popolazione).

Ciò che rende efficace Povere Creature! sono in particolare le qualità attoriali dei principali interpreti, tra cui Emma Stone nei panni della protagonista, Bella, Willem Dafoe in quelli dello scienziato Godwin Baxter e Mark Ruffalo che interpreta il bohémien Duncan Wedderburn. In particolare, Emma Stone riesce con grande maestria a imitare le movenze e i vezzi tipici dei bambini: così lo spettatore viene guidato attraverso tutte le fasi della crescita di quella che è una bambina nel corpo di un’adulta.

Quali sono le influenze di questo film così grottesco e allo stesso tempo così elegante? È chiaro fin dal primo momento che il dottor Godwin Baxter sia ispirato al dottor Frankestein e allo stesso tempo alla sua creatura. Come nel classico di Mary Shelley, l’atto della creazione viene rubato a Dio dall’uomo e a renderlo evidente è lo stesso nome del dottore (God): egli stesso lo sottolinea nel film. Mentre in Frankestein grande importanza viene attribuita all’analisi del rapporto tra il creatore e la creatura, in Povere Creature! è solo una tematica minore, per quanto importante e preferisce concentrarsi su come la creatura affronta non solo la quotidianità, ma la sua stessa esistenza con tutte le questioni che vi si associano. È chiaro che il film s’incentri proprio sull’emancipazione femminile, un femminile selvaggio e inarrestabile dove la norma sociale è incarnata dai personaggi maschili sotto diversi aspetti: Godwin rappresenta soprattutto inizialmente l’autorità paterna, Alfie e Max (in misura minore) simboleggiano la repressione del marito che impone alla sua consorte cosa può o non può fare rendendo la donna vittima di una violenza simbolica e strutturale e doppiamente schiava; infine Duncan, che in quanto bohémien dovrebbe essere simbolo del libertinismo sessuale, mostra quanto nella società la sola libertà sessuale che abbia un peso sia quella maschile, mentre quella femminile è subalterna alle decisioni e ai capricci dell’uomo. Bella infatti si oppone alle limitazioni che le vengono imposte e scopre la sessualità a tutto tondo, prima con l’autoerotismo, poi con il sesso sia con uomini che con donne. Nella parte del film ambientata a Lisbona il sesso è fine a sé stesso come strumento di piacere; mentre successivamente, da Parigi in poi, per quanto estremizzato e vissuto dal punto di vista della prostituta, il sesso diventa in questa sua nuova veste uno strumento di ricerca dell’altro, oltre che di sé: ad esempio Bella si fa raccontare dai suoi clienti degli aneddoti della loro infanzia, forse perché lei non ne ha vissuta una a tutti gli effetti. Il culmine del film è parallelo a quello della crescita di Bella la quale prende in mano le redini del suo futuro e si libera definitivamente del giogo altrui, decidendo di intraprendere gli studi di medicina. Proprio in questa scelta, lei diviene l’ultima tappa di una sequenza che inizia con il padre del dottor Godwin; si tratta di un percorso di cieca razionalità, di curiosità scientifica che talvolta culmina in atti di irrazionale sadismo: il padre di Godwin compie esperimenti sul figlio, esperimenti che talvolta non sono motivati da alcuno scopo di ricerca; Godwin stesso per creare Bella impianta il cervello di un feto nel corpo di sua madre ormai deceduta e quando Bella lascerà la sua casa, creerà un’altra donna come lei per non sentirne la solitudine; infine Bella si vendica dei soprusi di Alfie, impiantandogli il cervello di una capra.

In generale, Povere Creature! ci pone davanti la scoperta della vita con tutte le sue sfaccettature, la sete di conoscenza, il cinismo e la consapevolezza delle ingiustizie della vita per le quali nei bassifondi ci sono bambini che muoiono di stenti e poco più in alto c’è la borghesia che prende il tè. È una storia che nel suo surrealismo si colloca al di fuori del tempo e proprio per questo il suo messaggio è così attuale e ci ricorda che la donna non è ancora libera, ma deve aspirare ad esserlo avvalendosi sia della forza primigenia femminile che della ragione.