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Pompei: scoperto affresco di 2000 anni fa

Pompei non smette mai di stupire.

Sulla parete di un’antica casa pompeiana nel Parco Archeologico di Pompei è emerso un affresco con natura morta.

Gli archeologi suppongono che accanto a un calice di vino sia raffigurata una focaccia.

Il Ministero della Cultura: “È un antenato della pizza”

La scoperta è avvenuta nell’ambito dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX a Pompei di questi giorni.

Il ministero della Cultura non ha dubbi: “Come risulta da una prima analisi iconografica di un affresco con natura morta, ciò che era rappresentato sulla parete di un’antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pietanza moderna, elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.

“Sembra una pizza, quello che si vede su un dipinto pompeiano di 2000 anni fa, ma ovviamente non lo può essere, a rigore, dato che mancavano alcuni degli ingredienti più caratteristici, ovvero pomodori e mozzarella“.

Mentre il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, commenta:

Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”.

La scoperta

L’affresco è stato rinvenuto nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso.

Le strutture scavate nell’800 e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale e, sul lato opposto, l’ingresso al settore produttivo del forno.

L’atrio è stato liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi rivelando il crollo delle coperture, all’interno dello strato di pomici bianche e una porzione residuale degli strati vulcanici da flusso (cineriti) nel settore meridionale.

Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.

L’intero cantiere di scavo dell’insula 9 interessa un’area di circa 3.200 metri quadrati, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio, sviluppato durante l’ultimo decennio e teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica.

Come spiegano gli archeologi del parco, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta, con sopra un melograno e forse un dattero, condita con spezie o in alternativa con un tipo di pesto (moretum in latino) indicato da puntini color giallastro e ocra.

Sullo stesso vassoio, si nota anche frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli.

“Doni ospitali” nell’ambito di tradizione ereditata dai greci, che risale al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.), e non i primi scoperti sui muri: delle città vesuviane si conoscono circa 300 di queste raffigurazioni, che spesso alludono alla sfera sacra.

Si tratta davvero di una pizza?

Secondo altri studiosi ed esperti di archeologia, l’affresco rappresenta semplicemente una natura morta.

Quella che ad occhio sembrerebbe un antenato della pizza è molto probabilmente un piatto di terracotta o ceramica contenente della frutta.

Il piatto di terracotta poggia su un vassoio d’argento, ed è per questo che alcuni studiosi si sono dimostrati contrari alla descrizione dell’antenato della pizza.

Sembrerebbe alquanto difficile vedere servire ai cittadini di Roma una focaccia direttamente su vassoio d’argento.

Un melograno intero su una focaccia sarebbe risultato poi davvero indigesto.

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.