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Sarri è ferito, ma è ancora vivo.

Poteva essere veramente letale la vagonata di gol che il Chelsea di Maurizio Sarri ha subito dalla truppa di Pep Guardiola (6-0) nella sciagurata partita al City Stadium, domenica scorsa e ancora adesso i punti interrogativi riguardo al destino dei “blues” ed alla sua guida tecnica tosco-napoletana sono tutt’altro che scomparsi e la recente sconfitta con il Manchester United in FA CUP (0-2) sta li a dimostrarlo. La vittoria in Europa League in terra svedese ai danni del Malmoe (2-1) sembra, però aver fatto inceppare la ghigliottina del licenziamento auspicato a destra e a manca dai grandi competenti di cose calcistiche britanniche e, ahinoi, nostrane. Questa boccata di puro ossigeno deve aiutare l’ex eroe delle “nostre terre”, caduto in disgrazia in quelle “altrui”, a fare qualche passo indietro sia nella gestione del gruppo, che sembra un poco distaccato dal progetto tattico attuale, sia nelle strategie di comunicazione che sembrano ancora un poco “provinciali” (senza offesa per le cose meravigliosamente “provinciali”) in una città, Londra, che ne è completamente e universalmente all’opposto. Devono essere state un pugno allo stomaco per l’autostima del gruppo le sue parole alla vigilia di Tottenham-Chelsea:”noi non possiamo competere con Liverpool e Manchester City per la lotta al titolo”. Il caso volle che la squadra, fino ad allora imbattuta, incorse nella sua prima sconfitta in campionato proprio nel derby con gli “spurs” (3-0) e che la panchina del nostro abbia iniziato a scricchiolare a causa di successivi risultati tutt’altro che esaltanti che sono culminati nella disfatta con i “citizens”. Proprio questa sconfitta è stata assaporata come miele da tutta una certa stampa italiana (di parte) che ha ingurgitato fiele nei tre anni “azzurri” del mister che malgrado i trofei vinti a mani basse e spesso “bassissime”, hanno dovuto mal sopportare i complimenti sinceri e meritati, relativi alle trame di gioco della squadra di Sarri che non finiva mai di stupire e divertire alla faccia delle vittorie conseguite senza splendere mai. Questi fulmini di giornalisti sono usciti allo scoperto, riso delle vecchie e legittime lamentele di don Maurizio su chi doveva giocare prima o dopo (ma perchè il Napoli doveva giocare sempre dopo la Juventus?) e sui presunti vaneggiamenti che riguardavano i fatturati (si sa che i ricchi non vincono mai) con un tempismo perfetto e degni della simpatica “iena ridens” che però non fa ridere proprio nessuno. L’eleganza è un optional che non tutti si possono permettere e diventa un lusso per i cronisti faziosi che, si sa, non possono azzardare licenze poetiche di imparzialità e devono provare a strappare un sorriso ai lettori di regime anche a costo di accanirsi sul vecchio nemico; se questo è ferito poi ancora meglio, perchè a loro piace vincere facile.