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Icardi e la guerra sfinita.

Si discute di un sogno   quasi impossibile quando si ventila l’ipotesi di un approdo alla    corte azzurra di re Carlo di Mauro Icardi, artillero dell’Inter caduto in disgrazia ai piedi  dei metodi bianconeri in casa nerazzurra, ad Appiano Gentile, lì dove fino a pochi mesi fa era sovrano assoluto ed imprescindibile architetto del progetto tecnico. Si abbinano le voci che assicurano tre acquisti di sommo livello per il lancio del Napoli targato Ancelotti, alle prese con un ringiovanimento anagrafico e di stimoli, con la crisi di rapporti che  l’argentino ha con il resto della squadra e con la sua società di appartenenza che sembra stia prendendo in considerazione e seriamente l’idea di privarsi del suo bomber. C’è chi giura che si sia addivenuti anche ad un accordo per l’ingaggio ( 9 milioni annui più 2 di bonus) in una trattativa che sembra il prosieguo naturale di quella approcciata tre anni fa, all’indomani dell’addio caustico del pipita in viaggio verso i gloriosi successi alla Juventus, quando De Laurentiis aveva “naturalmente” messo gli occhi su Maurito e sulla sua dote ricca di gol da portare ai piedi del Vesuvio. L’operazione se “s’ha da fare” deve superare alcuni ostacoli tutt’altro che leggeri, primo fra tutti, la concorrenza di “madama la Juventus” che a detta della moglie-manager, Wanda Nara, aveva già acquistato l’attaccante l’estate scorsa che però si era rifiutato di trasferirsi e la naturale tendenza dell’Inter di voler monetizzare tutti i centodieci milioni di euro della clausola (valida però solo per l’estero) anche per una eventuale cessione ad un team italiano. Insomma, un approdo poco probabile se si vuole restare con i piedi per terra che ha la sola ragione di esistere per l’addio quasi certo all’Inter con la quale Mauro non riesce a dialogare se non a colpi di tweet e messaggini carichi di tristezza e delusione verso coloro che ” decidono e che non sa se hanno voglia di agire per risolvere le cose solo per amore dell’Inter“. Il gioco al massacro figlio di un ferreo quanto improvviso cambio di rotta nella gestione dei casi spinosi da parte della società (ispirato chissà da chi) sembra esaltare le doti di picconatore di Lucianone Spalletti, che dall’altare delle sue conferenze stampa dichiara di voler parlare solo di chi vuole il bene dell’Inter, come se provare a rattoppare gli strappi con il giocatore più rappresentativo del club, umiliato pubblicamente dallo scippo ingiustificato (nei modi e nella tempistica) della fascia di capitano, fosse una dimostrazione di debolezza e non una scadenza nel piglio e nella immaturità, degna di un giovanotto di belle speranze di 26 anni da compiere il 19 febbraio.