Se si volge lo sguardo al passato e pensando ai tantissimi giochi (non solo elettronici) che hanno a disposizione i bambini oggigiorno, si potrebbe pensare che i metodi e gli oggetti per divertirsi siano stati pochi.
Nulla di più sbagliato, in passato la parola d’ordine era: immaginazione. I piccoli si divertivano con poco, gioendo insieme ad altri coetanei.
La maggior parte erano “giochi di strada”. Tra questi, a Napoli era molto diffusa quella che si potrebbe definire la “trottola”, che permetteva ai ragazzini di aggregarsi e trascorrere del tempo insieme in armonia.
A Napoli si giocava anche con lo Strummolo, come accennato, si trattava di una piccola trottola, solitamente in legno, costruita in modo artigianale.
Il termine napoletano Strummolo deriva dal greco, da στρόμβος o strobilos στρόβιλος, ossia: “mulinello” o “oggetto che ruota”.
Il gioco è composto da un fuso, in genere di legno, con degli intarsi, culminante in un chiodo di metallo. Per giocarci era necessario avvolgerlo con una corda, dopodiché i ragazzi lo lanciavano per terra, così che potesse girare; il vincitore era la persona in grado di farlo girare più a lungo.
Il vincitore inoltre, aveva il diritto di colpire con la punta d’acciaio del proprio giocattolo lo Strummolo del perdente fino romperlo.
Per rendere più divertente il gioco, i bambini tra loro si facevano degli scherzi dicendo che estraendo il chiodo e infilandolo all’interno insetti, la trottola avrebbe girato più a lungo, ovviamente si trattava di burle del tutto innocue.
Secondo le fonti storiche a disposizione degli studiosi, sembrerebbe che lo Strummolo abbia origini messicane e si sia poi diffuso in varie parti d’Italia, soprattutto a Napoli, agli inizi del Novecento.
Si trattava di un gioco adatto a tutti e soprattutto “accessibile” a chiunque, senza distinzioni sociali. Dettaglio da non sottovalutare.
Proprio in questo modo si creava un vero e proprio gruppo di gioco, cresceva il piacere di far parte di un gruppo, di sentirsi protagonista della gara, mettersi alla prova superando i propri limiti, permettendo ai bimbi o ai ragazzi di socializzare.
La parola Strummolo, oltre a riferirsi al gioco, con il trascorrere del tempo è diventata protagonista di varie espressioni napoletane; tra queste: “Pare ‘nu strummolo”, ossia, sembrare uno sciocco, da interpretare ironicamente.
Inoltre, se la corda utilizzata per far roteare la trottola era troppo corta, si diceva: “O strummolo a tiritèppete e ‘a funicella corta”, frase che ha dato origine ad un tipico modo di dire utilizzato per indicare una persona incapace.
Gioco, tradizione sociale e culturale, la grandezza di una città, Napoli, che fa del proprio passato una colonna portante ancora oggi di notevole importanza.