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Mimmo Lucano dà l’addio alla sua Riace

Mimmo Lucano, sindaco sospeso del comune di Riace, a seguito delle accuse a lui imputate circa il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e riguardanti gli illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti, non avrà più la possibilità di dimorare nella cittadina calabrese, salutata alle prime luci del mattino.

L’ingiunzione è pervenuta a Lucano dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che ha disposto, di conseguenza, l’annullamento della pena precedentemente comminata che prevedeva gli arresti domiciliari a suo carico.

La delibera ha suscitato grande scalpore tra gli abitanti di Riace e forti malumori da parte degli ospiti della SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) presso cui Mimmo Lucano è stato tra i primi a stringere contatti con l’ente e grazie al quale è stato possibile profondere enormi sforzi ed accingersi a provvedere ad un’integrazione sul territorio dei migranti accolti.

Molte sono le opere realizzate da Lucano per consentire eguali condizioni di vita ed opportunità. Lo conferma la moglie dell’ex sindaco, Lemlem Tesfahun, alla quale è stata risparmiata la pena inflitta al marito, cui però il tribunale ha disposto l’obbligo di firma ogni giorno presso un ufficiale di polizia giudiziaria.

“Mio marito è un esempio da seguire, un combattente” ,  questa la sentenza della Tesfahun.

Nessuno si tira indietro quando c’è da riconoscere il lavoro spasmodico cui Mimmo Lucano si è prodigato nel compiere, neppure Tiziana Barillà, autrice di “Mimmo Lucano e il modello Riace” , testo in cui il ribattezzato “Mimì Capatosta” è raccontato attraverso i suoi occhi e quelli dei primi migranti sbarcati prima a Lampedusa e poi trasbordati in Calabria nel lontano 1998.

“Mimmo Lucano non ha mai lucrato sulla pelle dei migranti sbattendoli in container e abitazioni fatiscenti lavandosene le mani, anzi, ha promosso la multiculturalità“, così afferma la Barillà, la quale adduce ulteriori meriti all’ex sindaco di Riace protagonista della “rinascita culturale, morale e demografica della città, in cui ogni cittadino è socialmente eguale poiché integrato, impegnato e propositivo”.

Fu rivolta social all’arresto di Mimmo Lucano, una seconda è attesa nelle prossime ore per “un provvedimento che risulta inconcepibile come tutta la vicenda”, questo il pensiero di Don Ciotti, fondatore di Gruppo Abele, comunità nata in sostegno dei tossicodipendenti. “La solidarietà non è reato” è la convinzione del presbitero che ha con queste dichiarazioni risposto alle esternazioni del duo Salvini-Sibilia di cui il primo, all’arresto di Mimmo Lucano, il 2 ottobre dell’anno corrente, aveva scoraggiato qualsivoglia forma di reato in quanto “in Italia chi non obbedisce al potere rischia grosso”, mentre l’onorevole del M5S aveva sentenziato così la decisione del Pm della Procura di Locri: ” E’ finito il business dell’immigrazione”.

La chiusura momentanea della questione politica e sociale che ha tenuto milioni di italiani impegnati davanti alla tv o allo smartphone sembra non aver tanto scoraggiato quanto spronato i migranti di Riace che a Mimmo Lucano debbono davvero molto. “Noi non ci arrenderemo, andremo avanti con le nostre forze”, così uno dei clandestini, che sembra aver recepito il concetto di “resistenza” così come espresso durante una sua intervista da Roberto Saviano, il quale aveva condannato in tempi non sospetti l’operato dell’attuale Ministro degli Interni, Matteo Salvini, colpevole a dir del giornalista e scrittore di “aver posto le basi per formare uno stato autoritario” con l’arresto di Mimmo Lucano.