venerdì 26 Aprile, 2024
11.3 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

La donna tra mito, cultura e tradizione

La donna ha sempre avuto un ruolo primario all’interno della società, sin dal passato.

L’immaginario collettivo quando pensa alla figura della madre, pensa inevitabilmente a Concetta,  celebre moglie di Lucariello in Natale in Casa Cupiello.

Una madre attenta e premurosa nei confronti del figlio, teneramente chiamato “nennillo”, ossia piccolo bambino. Ma anzitutto una donna dai sani principi e dal cuore grande.

Natale in casa Cupiello, infatti, è stata definita dall’autore «parto trigemino con una gravidanza di quattro anni», a testimonianza del fatto che essa nacque come atto unico nel 1931.

De Filippo scelse, per definire la propria opera, il termine – parto – legato alla figura della donna, fulcro della società, dalla quale tutto prende vita. La mamma genera vita, un’altra esistenza, che prende forma nel suo grembo lungo i nove mesi della gravidanza.

Ecco perché oggi più che mai, Festa della mamma, il pensiero di figli, mariti, amici, si rivolge alle tante donne e madri del mondo.

Mamme ma anzitutto donne, da sempre decantate nella letteratura, nella poesia, da autori illustri. Basti pensare che il Sommo Poeta definì la propria amata – Una donna Angelo – in linea coi principi del tempo – ossia un tramite tra l’uomo e Dio.

La donna: tra mito e bellezza

È a questo ruolo simbolico ma fortemente evocativo che fece riferimento anche De Filippo, creando un personaggio ricco di spessore, un’identità della quale ancora oggi si sente dibattere.

“Concetta bella” così come il commediografo la definiva in Natale in casa Cupiello, è il simbolo delle donne moderne, pur appartenendo al passato.

Si tratta sicuramente di una donna dedita alla famiglia, spesso costretta ad ingoiare “Bocconi amari”, ma pur sempre una mamma, innamorata tanto di suo marito, tanto di suo figlio.

Concetta che rappresenta la razionalità all’interno della famiglia, colei che riesce a risanare sempre le situazioni tragiche create dal marito, il quale, seppur inconsapevolmente, mette i componenti della famiglia uno contro l’altro.

Il personaggio di Eduardo De Filippo rompe quelli che sono i canoni della società patriarcale, ribaltando una società gerarchizzata. Ripensando a quel ruolo, quella splendida quanto suggestiva interpretazione, Napoli prende vita, arrivando fino ai giorni nostri.

Ricordiamo che per quanto concerne l’attribuzione di un “aggettivo” alla figura della donna, in napoletano si è sempre usato il termine Femmena, ossia femmina (che si usa per gli animali, e dunque è visto quasi in senso dispregiativo). Ma come sottolinea il linguista Nicola De Blasi, la lingua napoletana non è avversa alle donne. Possiede un’anima matriarcale e alcuni elementi di misoginia che, però, appartengono ad una diffusa cultura tradizionale, presente in tutta Italia. Il sessismo è nella mente di chi parla, nel sottinteso più che nei vocaboli e, spesso, si declina al femminile.

Ecco perché si può asserire che Napoli ama le donne, e ne festeggia l’essenza (indubbiamente speciale) con la Festa della donna.
Da Concetta, mamma della Commedia di Eduardo De Filippo, al forte legame tra la donna e Napoli che prende forma nella diffusione dei culti legati alle divinità femminili, più numerosi rispetto a quelli maschili.

Ecco dunque che a Napoli, anche la Festa della mamma diventa una importante tradizione culturale oltre che sociale.

E durante questo giorno, più che mai, rivivere i momenti del passato grazie a commedie, opere teatrali, poesie, racconti, è un vero e proprio omaggio ad una figura, quella della donna-mamma, che andrebbe festeggiata sempre, ogni giorno.