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José Dalì, quando l’arte è di famiglia

Nato a Perpignan, Catalogna alle ore 12 .45 del 17 febbraio, José Dalì è il figlio dell’illustre Salvador Dalì Domenech, e di Elena Deluvina Diakonov, la sua amata consorte Gala.
Egli risente fin dalla più tenera età della carriera dei suoi genitori, presenti in ogni parte del mondo con impegnative esposizioni, ma la serenità giungerà presto nella sua vita come una ventata d’aria fresca, interrotta solamente dal decesso del grande artista. José Dalì si fa esso stesso artista, sperimenta, impressiona, elabora, immagina l’arte del padre e grazie al suo carattere, ad esso contiguo, si lancia tra la folla, perseguendo quelli che sono i propri sogni e desideri.

José Dalì è il frutto dell’arte paterna, che si evolve e si ridimensiona attraverso la sperimentazione che passa tra le sue mani.

José Dalì, l’intervista

  • Signor Dalì, ci parli un po’ di sé, quando scopre la sua attitudine per l’arte?

Non amo troppo parlare di me seriamente…prediligo di più l’aspetto comico di alcuni frammenti del mio passato, che un giorno inaspettatamente potrei raccontare per pochi intimi in un piccolo teatro. La mia attitudine per l’arte?… più che attitudine, definirei i miei esperimenti pittorici una sincera propensione ad omaggiare la bellezza in generale, nata in un periodo della mia infanzia soprattutto per scimmiottare mio padre alle prese con alcuni dei suoi capolavori.

  • Cosa si prova ad essere il figlio di uno degli artisti più celebri del ‘900?

Da piccolo, assolutamente nulla. Quando poi si cresce – nei limiti del possibile – e si osa azzardare un timido confronto artistico e culturale… con l’universo paterno, si sprofonda in un precipizio senza fine. Si comincia con l’accumulare una vera e propria collezione di complessi esistenziali per poi trovarsi di fronte ad una drastica scelta: considerare il proprio genitore una sorta di extraterrestre con poteri soprannaturali catapultato casualmente su questo pianeta, in soccorso del proprio figlio con opportuni suggerimenti teorici-pratici illuminanti… altrimenti destinato a vivere di luce riflessa…oppure fare un salto nel buio e gettarsi nella mischia senza pensarci troppo.

  • Cos’è l’arte per lei?

Non saprei davvero cosa rispondere. Personalmente considero l’Arte alla stregua dell’anima, con la non trascurabile differenza, che della prima tutti ne parlano a volte senza nemmeno comprenderla appieno, pur potendola vedere. E alla seconda tutti attribuiscono grandi facoltà talvolta eccessive…senza nemmeno vederla e senza avere la pur minima certezza della sua esistenza.

Ma in realtà, con una certa probabilità, considero personalmente l’Arte un mezzo per poter trasmettere le medesime emozioni provate dall’autore o una parte delle stesse ai fruitori finali del proprio lavoro.

  • Ci illustri i tratti salienti della sua arte.

Più che altro, la mia produzione pittorica è un tentativo ,non sempre ben riuscito, di trasmettere al pubblico la mia giovialità personale… persino attraverso il percorso surrealista oppure attraverso l’accostamento cromatico casuale informale o astratto.

  • Come definirebbe il rapporto con suo padre? E dal punto di vista artistico?

Più che fantastico per quanto riguarda il periodo infantile…dal punto di vista artistico invece: una fonte inesauribile di fantasia e genialità illimitata.

  • Quale messaggio vuole lanciare ai giovani artisti?

Che a fare di testa propria non si sbaglia mai!…specialmente in questo periodo storico in cui la gente si è talmente adagiata nel ragionare con il cervello altrui… anche e soprattutto nella valutazione teleguidata dei gusti personali.

La redazione del XXI Secolo sentitamente ringrazia José Dalì per la cortesia e la disponibilità.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II