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Il primo telegrafo elettrico nel Regno delle Due Sicilie

Il primo caso di telegrafia elettrica, sviluppatosi di pari passo con le macchine a vapore, è da annoverare senza dubbio tra le scoperte più importanti dell’800 nel Regno delle Due Sicilie.
L’immediatezza a qualsiasi ora dei messaggi trasmessi, unita alla meticolosità con la quale questi dispositivi vennero programmati ed installati, è da ritenere probabilmente di pari importanza allo sviluppo di internet e della tecnologia.

Ferdinando II commissionò la realizzazione di una rete telegrafica piuttosto complessa, che potesse collegare tutti gli uffici postali delle principali città del Regno delle Due Sicilie. Per fare ciò, Ferdinando II si affidò al Corpo Militare di Strade e Ponti, lo stesso al quale va attribuito il merito della realizzazione dei ponti in ferro.

Grazie al successivo collegamento del telegrafo con altre città italiane e soprattutto con l’Austria e la Francia, venne adottato il celebre Codice Morse Continentale. La straordinarietà di questa impresa napoletana, suscitò l’interesse degli scienziati e di numerosi studiosi del tempo, anche a causa delle considerevoli distanze tra i vari punti d’allaccio. l’isolamento non fu realizzato come si era fatto fino a quel momento, ossia in legno di ciliegio e gomma naturale, bensì in porcellana grezza di Capodimonte.

L’attraversamento marino inglese avvenne molti anni dopo rispetto a quello napoletano, che riuscì sin da subito a collegare le isole di Capri, Ischia e Procida con la terraferma. Le ultime due isole italiane ad essere invece collegate alla rete telegrafica del Regno delle Due Sicilie, furono Ponza e Ventotene. Questo collegamento avvenne con un cavo subacqueo lungo due volte la distanza tra l’Inghilterra e la Francia.

Intorno alla metà dell’800, Ferdinando iniziò a gettare le basi per collegare la Sicilia a Malta. Una volta che il servizio fu aperto al pubblico, il Regno delle Due Sicilie fu il primo Stato dove era obbligatorio il cosiddetto mittente certificato. Un’impresa incredibile per quei tempi, che porta la firma dei Borboni e della città di Napoli.