È molto simile a quella che è attualmente conservata al Museo del Louvre di Parigi: stiamo parlando di una seconda Gioconda rinvenuta in un deposito di Palazzo Montecitorio a Roma. Secondo le stime di alcuni esperti, la tela potrebbe essere opera della bottega di Leonardo da Vinci, e Leonardo stesso potrebbe aver contribuito alla sua realizzazione.
Il quadro, che era stato trovato nel corso del 2019, per decenni è stato ignorato e considerato una copia “dell’originale”.
Era stata appesa nella sala del camino, quando si trovava nel palazzo degli eredi di Cassiano dal Pozzo, finendo sopra al calorifero nella stanza del questore della Camera quando era occupata dal grillino Federico D’Incà, attuale ministro dei Rapporti col Parlamento.
Il suo erede, Francesco D’Uva, però, pensò ad una sistemazione più consona per la copia de La Gioconda di Leonardo a Parigi: trasferendola dal termosifone del proprio ufficio alla Sala gialla (ora Aldo Moro) di Montecitorio.
“La copia della Monna Lisa è stata realizzata dalla bottega di Leonardo, forse con la collaborazione dello stesso artista. La cosiddetta Gioconda Torlonia.” – ha affermato il questore della Camera Francesco D’Uva.
Dalle indagini è emerso che il dipinto è del ‘500, ed appartiene alla collezione Torlonia (la più grande collezione privata di arte antica). Una radiografia ai raggi infrarossi ha confermato che alcune correzioni sono identiche all’originale, esposto al Museo del Louvre.
“Fa piacere constatare che in queste ore si sia tornati a parlare della ‘Gioconda Torlonia’, oggi a Montecitorio, restaurata grazie a un intervento del Ministero della Cultura, del Ministero dell’Interno e dei Lincei durante il Conte I, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni della morte di Leonardo. Quando è stata trovata, l’opera era chiusa nell’ufficio di un questore, dove è tristemente tornata appena caduto l’esecutivo. Resto convinta, oggi come allora (una teoria che ho esposto non appena riassunto il ruolo di Sottosegretario alla Cultura) che per il dipinto vada individuata una sede più adeguata che non la Camera dei deputati, per costruire il percorso di promozione e studio che merita”, ha commentato il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.
Il commento di Vittorio Sgarbi sulla “seconda” Gioconda
“Quello che è stato annunciato come un capolavoro di Leonardo: una seconda Gioconda, è in realtà un modesto dipinto di arredamento. Non l’ombra, ma l’incubo di Leonardo, fatta passare come una seconda Gioconda di Leonardo, che, per inciso, ha fatto fatica (ci ha messo 5 anni) a dipingerne una. L’eccitazione di menti ottenebrate ha evocato con grande suggestione magazzini, depositi, polvere, evitando l’unica parola pertinente: arredamento! E cioè quello che solitamente, provenendo dai depositi di un museo (in questo caso dalla Galleria Nazionale Borghese) viene chiesto, a partire dalla Camera e dal Senato, e poi da ambasciate e prefetture, per arredare sale aperte al pubblico, come da anni è Montecitorio”.